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Parlando del suo impegno di fotografo di una Parigi lontana dal lusso e dalla mondanità e invece felicemente periferica e feriale, Robert Doisneau (1912-94) lo paragonava alla pesca, perché è la pazienza (come quella del pescatore) l’attitudine che consente di cogliere al volo gli attimi del quotidiano capaci di fissarsi nella memoria, pur nella loro minuscola essenza. Come il celebre bacio di fronte al municipio di Parigi, «Le Baiser de l’Hôtel de Ville», 1950, che racconta meglio di un trattato di sociologia gli anni euforici della ricostruzione.
Ottanta immagini in bianco e nero (tra le quali il «Baiser») sono esposte fino al 12 novembre al Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, nella mostra a cura di Maurizio Vanni «Robert Doisneau. L’imparfait de l’objectif».
È proprio l’«imperfezione» infatti il filo che lega tutte le immagini esposte perché, come spiega il curatore, «ci sono personaggi e luoghi urbani che, pur non rispondendo a particolari canoni estetici, risultano maieutici e attrattivi. Il loro fascino unico sta, probabilmente, proprio nell’essere imperfetti».