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Una mostra di ricerca illustra il ruolo di Gubbio al tempo di Giotto
- Stefano Miliani
- 05 luglio 2018
- 00’minuti di lettura


«Cristo benedicente» dalla Cassa di Sant’Ubaldo del Maestro Espressionista di Santa Chiara (Palmerino di Guido), Gubbio, Raccolta Memorie Ubaldiane
Oltrepassare Assisi
Una mostra di ricerca illustra il ruolo di Gubbio al tempo di Giotto
- Stefano Miliani
- 05 luglio 2018
- 00’minuti di lettura
Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliTra la fine del Duecento e il Trecento la città di Gubbio produsse una cultura figurativa di altissima qualità. Delinea quel panorama, con una settantina di opere tra dipinti su tavola, sculture, oreficerie e manoscritti, la mostra «Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi» (catalogo Fabrizio Fabbri Editore) dislocata dal 7 luglio al 4 novembre in tre sedi: il Museo Civico di Palazzo dei Consoli, il Museo di Palazzo Ducale, il Museo Diocesano.
La cura è di tre studiosi: Giordana Benazzi, Elvio Lunghi ed Enrica Neri Lusanna, ordinario di Storia dell’arte medievale all’Università di Perugia che chiarisce: «È una mostra di ricerca, frutto di un accurato lavoro scientifico, su un centro poco indagato ma artisticamente di rilievo per i contatti tenuti con le maggiori città toscane, cui era anche politicamente legato per aver fatto parte del circuito guelfo».
Dalla rassegna emergono varie proposte attributive. Giorgio Bonsanti, opinionista di «Il Giornale dell’Arte», collabora con una scheda in cui attribuisce a Pietro Lorenzetti un trittico che la precedente curatrice del Museo di Palazzo Ducale Francesca Abbozzo indicava, nel 2015 in catalogo, di pittore senese seguace di Simone Martini: «Lo vidi l’anno scorso, esposto, e lo dato tra il 1310 e il 1320». Restando alle attribuzioni, alcuni polittici vengono ora distinti da Neri Lusanna tra il nome di convenzione «Guiduccio Palmerucci» e Mello da Gubbio, mentre del Maestro delle Croci francescane, finora anonimo, Lunghi propone l’identificazione con il padre di Oderisi da Gubbio, cioè Guido di Pietro da Gubbio.
La rassegna include elementi di un grande polittico del Maestro di Figline che, afferma Neri Lusanna, «pensiamo abbia potuto lavorare per la città. Abbiamo condotto un’indagine sia filologica sia archivistica per calare le varie personalità nel loro contesto storico». Il confronto con il cantiere in San Francesco ad Assisi? «Gubbio, precisa Giordana Benazzi, ne registra il dialogo con almeno due pittori, entrambi in mostra: il Maestro della Croce di Gubbio esprime l’aspetto più romanizzante della chiesa superiore; l’altro, più giottesco, è il Maestro Espressionista di Santa Chiara, il probabile Palmerino di Guido che ha lavorato con Giotto in due Cappelle di San Francesco».
Nel Trecento, aggiunge la studiosa, dal punto di vista pittorico la città si orienta verso Siena, soprattutto verso i Lorenzetti. Promossa da Comune, Polo Museale e Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Chiesa Eugubina, Regione, la mostra riunisce numerose opere disperse all’estero.

«Cristo benedicente» dalla Cassa di Sant’Ubaldo del Maestro Espressionista di Santa Chiara (Palmerino di Guido), Gubbio, Raccolta Memorie Ubaldiane