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- Federico Florian
- 11 settembre 2017
- 00’minuti di lettura


Pantere nere e AfriCobra
- Federico Florian
- 11 settembre 2017
- 00’minuti di lettura
Federico Florian
Leggi i suoi articoli«Il ghetto è la nostra galleria», dichiarò una volta Emory Douglas, ministro della Cultura del Black Panther Party, l’organizzazione rivoluzionaria afroamericana fondata a Oakland, in California, nel 1966. Sono gli anni delle battaglie politiche del Movimento per i diritti civili in America e, in campo estetico, della diffusione, da New York a Los Angeles, della cosiddetta «Black Art».
La Tate Modern dedica sino al 22 ottobre a questo momento della storia dell’arte e della cultura statunitensi la collettiva «Soul of a Nation: Art in the Age of Black Power». In mostra oltre 150 lavori realizzati da 60 artisti tra il 1963 e il 1983. L’esposizione si apre con le produzioni dello Spiral Group a New York, tra cui i fotomontaggi e i dipinti astratti di Romare Bearden e Norman Lewis. Prosegue con gli artisti di AfriCobra (tra i vari, Jeff Donaldson, Wadsworth Jarrell, Jae Jarrell e Barbara Jones-Hogu, tutti di stanza a Chicago), l’unico gruppo ad aver mai concepito un manifesto di Black Art, e si conclude con i protagonisti della scena losangelina.
Tra le opere imperdibili, oltre a quelle di Betye Saar e Kay Brown, pioniere del Black Feminism, l’«Homage to Malcolm»di Jack Whitten (1970), premiato da Obama nel 2015 con la medaglia nazionale delle arti e qui mostrato per la prima volta al pubblico.