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A Palazzo Te il mito della dea oltre il sacro e l'ultraprofano
- Ada Masoero
- 17 agosto 2021
- 00’minuti di lettura


Il bagno di Marte e Venere (1527-28) di Giulio Romano e allievi nella Camera di Amore e Psiche, Mantova, Palazzo Te © Fondazione Palazzo Te. Foto Gian Maria Pontiroli
Sotto il segno di Venere
A Palazzo Te il mito della dea oltre il sacro e l'ultraprofano
- Ada Masoero
- 17 agosto 2021
- 00’minuti di lettura
Il 2021 di Palazzo Te è posto interamente sotto il segno di Venere. Con il progetto «Venere Divina. Armonia sulla terra» e i suoi tre eventi scalati nell’anno, il primo dei quali, «Il mito di Venere a Palazzo Te», si apre dal 21 marzo al 12 dicembre, la Fondazione Palazzo Te prosegue, nella sua indagine sul femminile (sacro, come nella mostra su Tiziano e Gerhard Richter, 2018-19, e ultraprofano, come nel progetto del 2019-20 sull’arte erotica di Giulio Romano) puntando sul mito della dea, la cui immagine compare ben 25 volte, in affreschi e stucchi, nel palazzo commissionato a Giulio Romano da Federico II Gonzaga per il proprio «ispasso», dove il signore di Mantova teneva feste e banchetti ma, soprattutto, consumava i suoi amori con Isabella Boschetti.
Il percorso è evidenziato in una guida cartacea e digitale ed è arricchito dalla statua di «Venere velata», appartenuta proprio a Giulio Romano, e dall’arazzo di «Venere nel giardino con putti», tessuto su disegno dello stesso Giulio, entrato di recente nelle collezioni di Palazzo Ducale grazie all’acquisto del Mibact con Fondazione Palazzo Te.
Il palinsesto, curato da Francesca Cappelletti e Claudia Cieri Via, proseguirà dal 22 giugno al 5 settembre con «Tiziano, Venere benda amore», capolavoro della stagione tarda del maestro, in arrivo dalla Galleria Borghese, mentre dal 12 settembre al 12 dicembre si terrà la mostra «Venere. Natura, ombra e bellezza», ispirata dalle tavole di «Mnemosyne» di Warburg, che attraverso esempi di statuaria antica e opere di Cranach, Guido Reni, Tiziano, Dosso Dossi, Rubens e altri, giunte dai maggiori musei europei, indagherà il mito di Venere, così caro alle corti europee del Cinquecento e Seicento, nelle sue declinazioni di forza generatrice della natura ma anche di protettrice di maghe e streghe, simbolo dei pericoli dell’amore.

Il bagno di Marte e Venere (1527-28) di Giulio Romano e allievi nella Camera di Amore e Psiche, Mantova, Palazzo Te © Fondazione Palazzo Te. Foto Gian Maria Pontiroli