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Stefano Luppi
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Il mantovano Alberto Viani (1906-89), già assistente di Arturo Martini all’Accademia di Belle Arti di Venezia e influenzato da Arp, Calder e Moore, è autore di sculture monumentali in cui le masse plastiche sono dettate soprattutto dal movimento della linea, come conferma la mostra «Alberto Viani. Disegni, sculture e opere grafiche 1939-1984», a cura di Giuseppe Appella e aperta al Castello Malatestiano fino all’8 luglio.
La rassegna, realizzata con la collaborazione di Eva Viani e del Museo internazionale della grafica di Castronuovo Sant’Andrea (Pz), è composto da 12 sculture datate dal 1939 al 1983, a cui si affiancano 30 disegni. A tutto ciò si aggiunge un nutrito corpus di stampe datate 1974-84 e un parallelo con i testi di Petrarca, Mallarmé, Tristan Tzara e Gaston Puel che hanno ispirato il lavoro di Viani.
Ne esce un ritratto completo della produzione dell’artista, una sorta di «atlante» che mette in evidenza ciò che gli organizzatori definiscono un «sistema poetico chiuso, in cui ogni segno, ogni gesto, ogni lieve o raggelato travolgimento, sulla carta o con il gesso, è stato montato e rimontato per essere identificato in rapporto alle sue origini, esplorato nei significati più segreti, verificato in tutte le sonorità e le luminosità di una modernità sconcertante».