
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Milano
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a MilanoVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine


Di Antonio Canal (per tutti «il Canaletto»), Bernardo Bellotto era allievo e nipote, e nell’Europa occidentale fu lungamente considerato un epigono, «minore» del più celebre zio. Non è stato mai così, però, nell’Europa centro-orientale, dove Bellotto visse (tra Dresda, Vienna, Monaco e Varsavia) e dove lavorò per i committenti più prestigiosi. Oltre alla parentela e al magistero nel dipingere superbe vedute, i due artisti erano accomunati da un dato biografico: coperti di gloria e di onori, morirono entrambi, misteriosamente, in miseria.
Dal 25 novembre al 5 marzo 2017 le Gallerie d’Italia-Piazza Scala li presentano insieme nella mostra «Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce», curata da Bożena Anna Kowalczyk con il coordinamento di Gianfranco Brunelli e organizzata da Intesa Sanpaolo con la Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda, il Castello Reale di Varsavia e il Castello Sforzesco di Milano. Il percorso riunisce un centinaio di opere tra dipinti, disegni, incisioni, un terzo dei quali mai visti prima in Italia, giunti qui dal mondo intero: «Una mostra, spiega la curatrice, che rende omaggio alla Milano illuminista, dove Bellotto arrivò come giovane artista emergente, allievo di Canaletto, invitato dal conte Antonio Simonetta e dall’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, importante collezionista in contatto con Anton Maria Zanetti, personaggio di spicco di quella cultura europea che ha in Bellotto e in Canaletto i suoi pittori più importanti».
Contesi dai collezionisti più aggiornati, entrambi hanno lasciato autentici «ritratti di città», tanto che, com’è noto, Dresda fu ricostruita dopo il bombardamento prussiano del 1760 sulla base delle vedute di Bellotto (che vi perse la casa) e lo stesso accadde a Varsavia, dopo la Seconda guerra mondiale. Innovatori radicali, entrambi si servivano di uno strumento schiettamente illuminista come la «camera ottica», messa a punto da Canaletto, ma di cui Bellotto si servì in modo originale, dipingendo vedute e paesaggi di stupefacente modernità, segnati da una luce diversa, più argentata, e da ombre assai più marcate.
Mentre la vicenda biografica del primo resta in gran parte oscura, un contributo fondamentale alla conoscenza di Bellotto è giunto dal recentissimo ritrovamento dell’inventario della biblioteca che era nella casa, distrutta, di Dresda: ben mille i volumi che la formavano, da Orazio, Ovidio, Cicerone, al trattato sulla prospettiva di Andrea Pozzo, da testi di storia e di religione (accanto ai quali figurano però libri messi all’Indice dalla Chiesa) a romanzi famosi come Robinson Crusoe di Daniel Defoe e Tom Jones di Henry Fielding; tutte testimonianze della sua vasta cultura e di un’assoluta libertà intellettuale.