Il catalogo Entangled Pasts, 1768-Now («Passati intrecciati, dal 1768 ad oggi») e la mostra che lo accompagna, potrebbero essere considerati un punto di riferimento, o addirittura un faro, in un panorama crescente di pubblicazioni, mostre e dibattiti che mettono in discussione le storie coloniali dell’arte. Come indica il titolo della mostra, le storie che questa analizza sono intrecciate con la storia della stessa Royal Academy of Arts (RA), fin dalla sua fondazione nel 1768 da parte di un gruppo di 34 artisti britannici, irlandesi, europei e americani guidati da Joshua Reynolds. Nella loro introduzione, le curatrici della mostra Dorothy Price (docente di arte moderna e contemporanea e di storia dell’arte razziale critica presso il Courtauld Institute of Art) e Sarah Lea (curatrice della RA) iniziano ponendo una domanda acuta: «Che cosa significa per la Royal Academy allestire nel 2024 una mostra che rifletta sul suo ruolo nel contribuire a stabilire un canone della storia dell’arte occidentale nei contesti del colonialismo, dell'impero e della schiavitù britannici?». 

La proprietaria ha chiesto di rimanere anonima, ma la notizia è suffragata dall’annuncio dell’ufficio federale elvetico per la cultura (Bak), che ha «accompagnato» l’operazione di restituzione di 60 oggetti di una pregevole collezione di arte precolombiana ai rispettivi Paesi di origine in America centrale e meridionale, in particolare Bolivia, Costarica, Ecuador, Honduras, Colombia, Messico e Perù. La collezione era di proprietà della famiglia da molte generazioni e la restituzione è avvenuta per esplicito desiderio dell’attuale proprietaria, con l’accordo che gli oggetti vengano esposti nei rispettivi Paesi e siano sottoposti a ulteriori studi. Fra i pezzi più rilevanti, 13 «tunjos», figurine antropomorfe e zoomorfe utilizzate per offerte rituali alle divinità, una scultura messicana in terracotta della tradizione Tumbas de Tiro, risalente a 1.500 anni fa, una statuetta costaricana di un sacerdote della cultura Huetar, realizzata in pietra lavica e una coppa peruviana della cultura Nazca di oltre 1.500 anni fa, caratterizzata da una raffinata policromia. 

Un trittico medievale (databile all’inizio del XII secolo) sarà donato a un museo britannico. A deciderlo è stata la Fondazione Tirelli, proprietaria del trittico Tirel che ha avviato le trattative per trovare un accordo con le autorità museali britanniche al fine di «collocare l’opera in un contesto di mostra permanente nell’area di Kirkwall, in Scozia». Il dipinto narra la discesa di un nucleo familiare di guerrieri dalle isole Orcadi verso la Normandia e la conversione al culto cristiano. La donazione è confermata in una nota dal legale della Fondazione, Alexandro Maria Tirelli, che segnala, e ringrazia, chi nelle scorse settimane aveva avanzato consistenti offerte di denaro per l’acquisizione dell’opera, tra cui mercanti d’arte e collezionisti internazionali. L’opera già da alcuni decenni si trova all’estero, dopo essere stata conservata in un fondo in Campania. [Corriere della Sera]
 

Giovedì 14 e venerdì 15 marzo, nella Sala dei 146 in Iulm 6 a Milano, si terrà il primo convegno interamente dedicato alla fotografia videoludica, trend emergente che unisce gaming e creatività. L’evento, parte integrante del Milan Machinima Festival, vedrà la partecipazione di ricercatori, artisti e curatori internazionali che esploreranno la complessa relazione tra videogiochi, fotografia, intelligenza artificiale, diritto d’autore, attivismo e cultura visuale. Verrà analizzata la fotografia in-game come forma d’arte emergente, presentando case study sulle opere di artisti come Boris Camaca, Leonardo Magrelli, Simone Santilli, Pascal Greco e Adonis Archontides. Lo studio di questa forma d’arte mette insieme concetti di storia dell’arte e cultura visiva e guarda allo stesso tempo allo sviluppo di videogiochi, dei software studies e media studies.

Il 12 marzo ha avuto luogo presso il Grattacielo della Regione Piemonte (To) l’incontro tra i funzionari siriani della Direzione Generale dell’Antichità e dei Musei (Dgam) di Damasco e l’assessore Maurizio Marrone nell’ambito della seconda fase del progetto di cooperazione internazionale «Enhancing Skills for Heritage Conservation. 2022-2024: Piemonte-Syria Knowledge Exchange», che ha preso il via il 6 marzo al Centro Conservazione e Restauro della Venaria Reale (Ccr). L’iniziativa, che si articola in due percorsi, ha l’obiettivo di potenziare le competenze nella conservazione del patrimonio culturale. Il primo si concentra sul «capacity building» per 5 conservatori, architetti e diagnosti della Dgam, con un focus sulla conservazione del soffitto ligneo della sala Damascena del Museo Nazionale di Damasco. Il secondo percorso offre opportunità di formazione a giovani siriani, come dimostrato dalla partecipazione di due vincitori di borse di studio allo Young Professionals Forum del Ccr: Hebatollah Al-Hamid, giovane architetta, e Mohammad Homam Hariri, laureato in archeologia, stanno attualmente approfondendo le proprie conoscenze presso il Ccr. 

«La Villa romana del Casale non è afflitta dallo stato di degrado denunciato recentemente da alcuni organi di stampa. La struttura è stata sottoposta a interventi di conservazione da parte di una ditta specializzata di rilievo nazionale, la Cooperativa archeologia, di Firenze, con interventi di operatori mosaicisti, ovvero tecnici del restauro. Sebbene possano esserci aree soggette a lavori di manutenzione, questo non equivale a un generale stato di degrado dell’intero sito». Lo ha precisato l’assessore regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, a margine del sopralluogo effettuato il 12 marzo a Piazza Armerina nel sito patrimonio Unesco. «Esistono certamente, ha aggiunto Scarpinato, delle situazioni di criticità, comunque circoscritte e dovute a fattori contingenti, sulle quali l’attenzione è massima e si interviene costantemente». [LiveSicilia.it]
 

A un mese dall’apertura della mostra «Daniele Tamagni Style Is Life», curata da Aïda Muluneh e Chiara Bardelli Nonino presso Palazzo Morando-Costume Moda Immagine a Milano, il 14 marzo alle 18 è prevista la tavola rotonda di approfondimento intorno al lavoro e alla vita di Daniele Tamagni, a partire dal libro pubblicato dall’editore tedesco Kehrer Verlag. Fotografo milanese prematuramente scomparso nel 2017 a 42 anni, vincitore di premi internazionali come l’Icp Infinity Award e il World Press Photo Award, Tamagni è stato in grado di mettere insieme fotogiornalismo, fotografia di strada e moda in uno stile diventato la sua cifra caratteristica. A dialogare presso la sala conferenze del museo ci saranno Chiara Bardelli Nonino, curatrice ed editor, Angelo Ferracuti, scrittore e reporter, autore di un testo del libro, Jean-Léonard Touadi, giornalista, scrittore, esperto di relazioni internazionali, Alessia Glaviano, head of global PhotoVogue e Ingrid Tamborin, African fashion advisor che ha accompagnato Daniele nella produzione di alcuni suoi progetti. Modera Marco Trovato, che fin dagli inizi pubblicò i reportage africani di Daniele sulla rivista «Africa».

In occasione del finissage della mostra personale «I have lost and I have been lost but for now I’m flying high» del cantante, artista e fotografo Michael Stipe (già frontman dei R.E.M. prima del loro scioglimento) presso Fondazione Ica Milano, il 15 marzo dalle 17.30 alle 19 Stipe firmerà copie del suo nuovo libro Even the birds gave pause (Damiani, 2024). È il quarto libro fotografico di Stipe edito con Damiani Books, dopo Volume 1 (2018), Our Interference Times: a visual record (2019) e Michael Stipe (2021). Il volume include una selezione di opere presentate in occasione dell’esposizione milanese, costruendo un approfondimento dedicato alla ritrattistica contemporanea e alle molteplici esplorazioni che l’artista dedica al tema nell’ambito della mostra.