Osman Can Yerebakan
Leggi i suoi articoliOperare su più continenti è una strategia comune per le fiere d’arte globali, ma nel caso di 1-54 Contemporary African Art Fair, un approccio internazionale è essenziale per tracciare un quadro completo dell’arte africana del continente e della sua diaspora. L’edizione newyorkese della fiera (dal 18 al 21 maggio) sarà la più grande da quando, nel 2015, la fondatrice Touria El Glaoui ha esteso il suo progetto, nato a Londra, oltreoceano. L’edizione di quest’anno si tiene alla Malt House nel Manhattanville Factory District di Harlem, uno spazio che in precedenza ospitava la galleria Enterprise di Gavin Brown.
«Il bello di gestire tre fiere in tre continenti diversi è che ci permette di costruire una forte rete tra le nostre gallerie», afferma El Glaoui, che aggiunge: «abbiamo guadagnato una certa fiducia sostenendo la crescita di giovani gallerie». La galleria LouiSimone Guirandou, con sede in Costa d’Avorio, per esempio, è al suo debutto a New York. Il suo stand presenta «Mindset #1» (2022) di Ange Dakouo, un grande arazzo a tecnica mista, e un coinvolgente e colorato paesaggio urbano di Ablade Glover.
Diaspora africana
Tra gli espositori che ritornano c’è la Fridman Gallery del Lower East Side, il cui stand presenta una doppia personale di dipinti astratti dell’artista surinamese-olandese Remy Jungerman accanto ai disegni a carboncino dell’artista etiope-israeliano Tigist Yosef Ron che richiamano le fotografie di famiglia. «La nostra presentazione è indicativa della portata globale della diaspora africana e della grande varietà di materiali utilizzati dagli artisti con radici nel continente», dichiara il fondatore della galleria Iliya Fridman.
La fiera ha inoltre ampliato la sua offerta con una mostra collettiva a Chelsea, «Sparkling Islands, Another Postcard of the Caribbean» (fino al 20 maggio), che riunisce le opere di 13 artisti contemporanei con radici caraibiche per celebrare l’impatto culturale della regione.
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