Un percorso tra opere fragili, sospese tra segno e suono, la maggior parte su carta, lungo il perimetro della sala a piano terra della Fondazione Dalle Nogare nell’allestimento di Matilde Cassani. «Ri-materializzazione del linguaggio. 1978-2022» (fino al 3 giugno) è dedicata a Mirella Bentivoglio e curata da Cristiana Perrella e Andrea Viliani, al loro esordio in questa istituzione, con Vittoria Pavesi, in collaborazione con Mart di Trento e Rovereto e Museion di Bolzano.
La mostra ripercorre un episodio storico epocale, ma passato sotto silenzio, a cui si rende merito in occasione del centenario dell’artista e in parallelo alla sua presenza voluta da Cecilia Alemani alla Biennale di Venezia in corso. A essere rievocata, in un «tentativo di prima ricostruzione filologica, con un progetto di riattivazione e ricontestualizzazione attraverso contributi e interventi di diverse artiste contemporanee, e con eventi di approfondimento sia digitali sia dal vivo», hanno spiegato i curatori, è la mostra che l’artista, poetessa e performer Mirella Bentivoglio fu invitata a organizzare, in fretta e furia, ai Magazzini del Sale alle Zattere nell’ambito della 38ma Biennale di Venezia, come rimedio alla drastica assenza femminile e di artisti dall’Est Europa.
«Materializzazione del linguaggio» fu concepita come il racconto «del rapporto tra la donna e il linguaggio», scriveva Bentivoglio nel catalogo che fu stampato a parte, fuori dalla pubblicazione ufficiale della Biennale. Novanta le artiste allora invitate con opere visuali e testuali, volumi di poesia e prosa, libri d’artista, disegni e ricami su carta e tessuto, interventi grafici, letture, azioni performative, suoni, video. Oggi la mostra viene riproposta con un «tradimento della filologia in senso etico», ha spiegato Perrella, integrando con altre opere coeve per «dare un’idea di come Bentivoglio avrebbe potuto costruire la sua Biennale al posto di quella degli uomini»