Il dipinto «Ruderi di un mondo che fu...», realizzato dal pittore napoletano Federico Cortese nel 1891 e raffigurante Paestum sommersa dalle acque, è stato assunto come manifesto visivo del pensiero che ha ispirato la mostra «Poseidonia città d’acqua: archeologia e cambiamenti climatici» (fino al 31 gennaio), curata da Paul Carter, Adriana Rispoli e Gabriel Zuchtriegel al Parco Archeologico di Paestum.
È l'occasione per compiere, attraverso il rapporto con l’antico e da un punto di vista eccentrico rispetto alle indagini tradizionali, un focus sul tema dell’ambiente e sui cambiamenti climatici che da sempre segnano il tempo vita del pianeta, ma che oggi sembrano avere una preoccupante accelerazione.
Il legame radicato e profondo tra Paestum, l’antica Poseidonia dei Greci, e l’acqua, consente ad archeologi, scienziati, scrittori e artisti contemporanei di raccontare con questa mostra la storia del rapporto tra l’antica città, il mare e l’ambiente circostante della Piana del Sele, attraverso oggetti provenienti dalle collezioni di Paestum (alcuni mai esposti prima), il quadro di Cortese (proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), proiezioni, elaborate dal Centro di Studi sui Cambiamenti Climatici nel Mediterraneo, sui cambiamenti climatici e ambientali che potrebbero interessare il territorio nei prossimi cento anni e il videomapping di Alessandra Franco sul Tempio di Nettuno.