NOTIZIE IN BREVE GIORNO PER GIORNO NELL'ARTE | 28 NOVEMBRE 2023

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MARTEDÌ 28 NOVEMBRE 2023

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La Torre Spagnola di Portoscuso, in Sardegna

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Il Governo greco fa pressione per la restituzione dei marmi del Partenone

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha dichiarato alla Bbc che durante la sua visita a Londra di questa settimana continuerà a fare pressioni per un accordo di partenariato tra Grecia e Regno Unito. Secondo il quotidiano inglese «Financial Times», Mitsotakis incontrerà il primo ministro britannico Rishi Sunak e il leader del partito laburista Keir Starmer, che non si opporranno a un accordo proposto. Parlando alla trasmissione «Sunday with Laura Kuenssberg» della Bbc, Mitsotakis ha dichiarato: «Non è una questione di restituzione di manufatti... non è una questione di proprietà, è un argomento di riunificazione. Dove si può apprezzare al meglio quello che è essenzialmente un unico monumento? È come se vi dicessi che ho tagliato a metà la Gioconda e che ne avrete metà al Louvre e metà al British Museum».

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A Gerusalemme un’artista del Kibbutz Be’eri espone all’Israel Museum una sua opera danneggiata dall’attacco del 7 ottobre

Il 7 ottobre, il giorno in cui i terroristi di Hamas hanno scatenato una furia omicida che ha causato circa 1.200 vittime e circa 240 ostaggi, le opere d’arte hanno iniziato a scomparire dalle gallerie dei musei israeliani: venivano trasferite in depositi di sicurezza. Ora però si torna ad esporre. Il 12 novembre l’Israel Museum ha appeso un dipinto di paesaggio a tinte rosse, «The Curving Road» (2010), di Ziva Jelin. Il dipinto fa parte di una serie di opere che Jelin, originaria del Kibbutz Be’eri nel sud di Israele e da tempo direttrice e curatrice senior della Be’eri Gallery, ha realizzato negli ultimi dieci anni. Nel testo trilingue in ebraico, arabo e inglese che accompagna il dipinto nell’ala del museo dedicata all’arte israeliana, Jelin afferma che «il rosso è un sentimento puro. Una forza emotiva ipnotica, passione e amore». Le tele di Jelin sono sopravvissute, ma non la galleria che ha curato e diretto dal 1994. L’edificio e le opere d’arte in esso contenute sono andate incenerite nell’attacco del 7 ottobre. «The Curving Road» è stata danneggiata da un foro di proiettile e dalle schegge di una bomba a mano che i terroristi di Hamas hanno lanciato nello studio di Jelin. Mentre l’opera veniva installata al museo il 12 novembre, Jelin dichiarava che questo danno «carica le opere d’arte di un ulteriore significato, piuttosto agghiacciante».

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Più di 100 siti storici danneggiati o distrutti dal bombardamento di Gaza

Il costo umano dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza nella guerra con Israele è ben documentato. Ciò che è meno noto è il numero di edifici e siti storici distrutti. Gli attacchi militari israeliani su Gaza sono iniziati il 7 ottobre, dopo che il gruppo militante Hamas ha compiuto un attacco senza precedenti contro Israele, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo circa 240 ostaggi, tra cui donne e bambini, secondo le autorità israeliane. Dall’inizio del cessate il fuoco temporaneo, venerdì 24 novembre, un totale di 69 ostaggi sono stati liberati da Hamas e 150 palestinesi sono stati rilasciati dalle prigioni israeliane. Il bombardamento della Striscia di Gaza ha portato a un'immensa catastrofe umanitaria. Pare che almeno il 45% delle abitazioni sia distrutto o danneggiato, i residenti non hanno accesso ai rifornimenti di base e la stragrande maggioranza non può lasciare la Striscia. Finora più di 14.500 palestinesi sono stati uccisi, tra cui 4.600 bambini, secondo il ministero della Sanità di Gaza controllato da Hamas. La zona di Gaza è un palinsesto di culture, molte delle quali devono ancora essere scavate. Un rapporto preliminare di una Ong spagnola che si occupa della salvaguardia del patrimonio culturale elenca 104 siti danneggiati o completamente distrutti. I dati di Heritage for Peace, pubblicati il 7 novembre, comprendono siti religiosi storici, case, musei e siti archeologici. «Il rapporto mostra l’importanza del patrimonio di Gaza», afferma Isber Sabrine, archeologo siriano e presidente di Heritage for Peace. «È un’area piccola ma con un grande patrimonio».

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Il tesoro di Ebreichsdorf è entrato nel Naturhistorisches Museum di Vienna

Il tesoro era venuto alla luce casualmente nel 2019, in un cantiere delle ferrovie austriache, nei pressi di Ebreichsdorf, in Bassa Austria, in quello che si delineò come un insediamento umano della tarda Età del Bronzo, esteso su un’area di oltre otto ettari. Fra numerosi oggetti di uso quotidiano, venne rinvenuto anche un gruppo di manufatti di grande pregio, tutti in oro. Il più prezioso è una ciotola, forse un oggetto rituale, la cui fattura è unica in Europa Centrale. Gli altri reperti comprendono una serie di spirali, una matassa di filo aureo e diversi fili sparsi: «Si tratta di un ritrovamento eccezionale», ha detto Christoph Bazil, presidente dell’Ente Austriaco di Tutela delle Belle Arti, che ne ha ora concluso il restauro. La lavorazione degli oggetti risale a circa 3.100 anni fa. «Le indagini condotte fin qui non hanno ancora potuto stabilire il motivo che indusse a seppellirli. Di certo mostrano un’elevata abilità orafa e lo spiccato senso estetico di popolazioni di tre millenni fa», spiega Karina Grömer, direttrice del Dipartimento di Preistoria del Naturhistorisches Museum di Vienna (Nhm): «Le analisi che abbiamo compiuto rivelano che l’oro utilizzato proviene da acque fluviali a 400 km di distanza, in un’area al confine tra Germania e Repubblica Ceca, il che testimonia di vivaci scambi commerciali e culturali». Ora il tesoro è confluito nella mostra permanente del museo, nella sala che ospita fra l’altro i manufatti in oro, del peso di 506 grammi, di Arikogel in Alta Austria (1200-1000 a.C.) e quelli assai più antichi (6mila anni fa) ritrovati a Stollhof, in Bassa Austria. Gli altri reperti sono esposti nella sezione preistorica del museo.

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Tutte le novità della prossima edizione di Tefaf

L’edizione 2024 di Tefaf Maastricht (The European Fine Art Fair), organizzata dalla European Fine Art Foundation, fa ritorno al Maastricht Exhibition & Conference Centre (Mecc) dal 9 al 14 marzo 2024 (preview il 7 e 8 marzo). Tefaf Maastricht riunisce 7mila anni di storia dell’arte (dall’antichità alla contemporaneità) e presenta quest’anno 270 dei migliori mercanti e gallerie provenienti da 22 paesi. 19 le matricole, nessun espositore italiano tra queste. Ecco chi sono invece i nuovi partecipanti alla sezione  «Showcase»: Tommaso Calabro (Italia); Cavagnis Lacerenza Fine Art (Italia); Thomas Deprez Fine Arts (Belgio); Dürst Britt & Mayhew (Paesi Bassi); Flavio Gianassi - FG Fine Art (Regno Unito); Galerie Louis & Sack (Francia); Olszewski | Ciacek (Polonia); Pelgrims de Bigard (Belgio); Reve Art (Italia) e Edouard Simoens Gallery (Belgio). Per l’edizione del ’24 Tefaf annuncia infine il lancio di «Tefaf Focus»: questa nuova sezione offre alle gallerie uno spazio curatoriale unico per approfondire il lavoro di un singolo artista o un tema specifico.

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Si restaura la Torre Spagnola di Portoscuso in Sardegna

Sono iniziati i lavori di restauro della Torre Spagnola di Portoscuso (Sud Sardegna) che prevedono interventi sulle coperture e sulla terrazza, i prospetti e gli interni del monumento del XVI secolo, con l’obiettivo di garantire la sua riapertura per attività ed eventi culturali legati alla storia del territorio. L’intervento si inserisce in un più ampio e organico progetto denominato «Torri, baluardi di città e sistemi difensivi costieri (XII-XVII secolo)», finalizzato al restauro delle infrastrutture difensive erette in Sardegna tra il periodo pisano e quello aragonese.

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A Valencia ha aperto il Centro de Arte Hortensia Herrero

Dopo una ristrutturazione durata sette anni e costata oltre 38 milioni di euro, il Palacio Valeriola ha riaperto le porte il 18 novembre nel cuore della città spagnola di Valencia con il nuovo nome di Centro de Arte Hortensia Herrero (Cahh). Il palazzo seicentesco, originariamente occupato da una famiglia ebraica di macellai, prende il nome dalla mecenate Hortensia Herrero. Moglie del magnate dei supermercati Juan Roig, Herrero ha contribuito tra l’altro al restauro della Iglesia de San Nicolás de Valencia e del Colegio del Arte Mayor de la Seda. Il Palacio Valeriola ospita attualmente la collezione privata di Herrero.

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A Pisa il primo convegno italiano di archeologia dell’età contemporanea

Il 30 novembre e il primo dicembre un centinaio di studiosi e studiose si ritrovano al Centro Congressi «Le Benedettine» di Pisa (Piazza S. Paolo a Ripa d'Arno, 16) per il primo convegno italiano di archeologia dell’età contemporanea, una iniziativa coordinata dal Mappa Lab del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo pisano e dal Dipartimento di Ricerca e formazione umanistica dell’Università di Bari. «A livello internazionale l’archeologia contemporanea è una disciplina che esiste da circa venti anni, in Italia siamo ancora agli inizi, spiega Francesca Anichini, una delle responsabili scientifiche dell’iniziativa, studiamo le tracce materiali contemporanee degli ultimi due secoli, fino al presente». Gli ambiti che sono illustrati nel convegno sono moltissimi: dalla ricostruzione dei paesaggi delle due Guerre mondiali, all’archeologia della Resistenza, sino a scenari futuribili, come l’archeologia delle missioni spaziali, nello specifico la missione Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (2004-16), o i graffiti sui muri di Venezia.

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Il 150mo anniversario dell’istituzione della Società Storica Lombarda

Se Milano ha ancora il Castello Sforzesco e le Colonne di San Lorenzo, lo deve alla Società Storica Lombarda, gloriosa istituzione che celebra quest’anno i suoi 150 anni. Fu fondata, infatti, dallo storico e politico Cesare Cantù nel novembre 1873 e subito richiamò personalità di primo piano della società lombarda, da Gian Giacomo Poldi Pezzoli a Cesare Correnti a due papi (Pio XI e Giovanni XXII), aristocratici, uomini di cultura e svariati sindaci della città. Aperta da subito alle donne, ne fece parte anche la regina Margherita di Savoia. Fu grazie al suo vicepresidente, l’architetto Luca Beltrami, se il Castello Sforzesco, ridotto quasi a una rovina dopo essere diventato caserma e (sede com’era della guarnigione austriaca) essere stato saccheggiato nelle Cinque Giornate di Milano, fu salvato dalla distruzione e radicalmente restaurato. Lo stesso accadde con le Colonne (di età imperiale) di San Lorenzo e con il restauro del Palazzo della Ragione di Milano. Il programma di celebrazioni si avvia oggi 28 novembre alle 17.30 in Palazzo Moriggia, Museo del Risorgimento di Milano, con la conferenza di Antonino Di Francesco, docente dell’Università degli Studi di Milano, su «L’incoronazione di Napoleone in Duomo», primo di sei incontri del ciclo «Raccontare Milano: L'Ottocento», cui seguiranno altri cinque appuntamenti nella stessa sede, fino ad aprile.

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Ad Akron (Ohio) ha aperto il LeBron James Museum

La LeBron James Family Foundation ha aperto il 25 novembre il LeBron James Museum ad Akron, Ohio (città natale del campione americano di basket), con l’obiettivo di presentarne la vita e la carriera. Il museo offre una ricostruzione dell’appartamento in cui crebbe da bambino nel quartiere Spring Hill di Akron, oltre a cimeli come la sua maglia «McDonald’s All-American» del liceo. Il museo ripercorre la carriera di James dagli esordi con i Cleveland Cavaliers al periodo con i Miami Heat, passando per i campionati vinti a South Beach, Cleveland e Los Angeles.

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Alberi di Natale artistici e benefici per la Fondazione Maria Teresa Lavazza

Dodici artisti (Valerio Berruti, Stefano Biliato di Toiletpaper, Nicola Bolla, Leandro Erlich, Hilario Isola, Gianluca Malgeri, Marzia Migliora e Domenico Antonio Mancini, Tania Pistone, Marcantonio Raimondi Malerba, Andrea Salvatori, Francesco Snote e Shirley Rowlands di Accademia Aracne) hanno creato un Albero di Natale, opera unica, e hanno donato l’opera alla Fondazione Maria Teresa Lavazza per sostenere la racconta fondi da destinare al progetto NeoGen. Si tratta del primo programma in Italia di screening neonatale mediante analisi genetica per l’identificazione precoce di 500 malattie pediatriche e, avviato il primo ottobre 2023, prevede di arruolare nello studio circa 6mila neonati dall’Ospedale Sant’Anna di Torino.

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Addii

Massimo Ghiotti. È morto il 27 novembre, all’età di 85 anni, lo scultore e docente torinese Massimo Ghiotti. Autore di diverse sculture monumentali situate in vari angoli della sua città, ha esposto in tutto il mondo. Alcune sue sculture sono a San Pietroburgo, Mosca, Lugano e Bayonne. Interrotti gli studi di Economia e Commercio, si è dedicato alla sua passione, l’arte e in particolare la scultura nella quale si è specializzato, frequentando l’Accademia Albertina di Torino. Dal 1973 ha insegnato al I Liceo Artistico nelle aule-laboratorio di Figura e Ornato modellato. Infine, Ghiotti ha fatto parte per 12 anni della Commissione edilizia del Comune di Torino, come rappresentante degli artisti. 

Redazione, 28 novembre 2023 | © Riproduzione riservata