Per la sua prima personale nella Schiavo Zoppelli Gallery, Simone Berti ha concepito il progetto «Soprattutto Alberi», un progetto che resterà visibile, in via Martiri Oscuri 22, fino al 19 marzo.
Come suggerisce il titolo, gli alberi, che si presentano qui nelle forme più diverse e sono quasi sempre colti da vicino, in una visione parziale, costituiscono il nucleo della mostra, ma a essi si aggiungono cervi dai grandi palchi metamorfici di corna, che diventano radici e, come scrive Luca Cerizza nel testo che accompagna la mostra, anche «strani assemblaggi in cui elementi industriali, piante e mobili diventano forme ibride, non chiaramente identificate».
Quello di Simone Berti (nato ad Adria nel 1966, vive e lavora a Milano) è del resto un mondo arcano e fiabesco, immerso in atmosfere da saga nordica, in cui grandi alberi nodosi ospitano tane di piccoli animali selvatici, aprono la loro corteccia in fenditure misteriose, hanno radici che sembrano poterli portare altrove, come fossero zampe di animali.
Perché vegetale e animale s’intrecciano, nel suo immaginario, in una realtà leggendaria, che si oppone alla violenza compiuta dall’uomo sulla natura in questo nostro antropocene.
Alberi massicci, i suoi, che paiono le colonne di un tempio naturale: «pilastri che son vivi», come suggerisce Baudelaire, e che, tutti insieme, compongono anche nel suo lavoro una «foresta di simboli».