Valeria Tassinari
Leggi i suoi articoliCon un gesto semplice ma di alto valore simbolico, il 9 giugno, sotto gli affreschi della Sala Carracci nel Palazzo Magnani a Bologna, il presidente dell’Acri Francesco Profumo ha presentato al cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), il volume Fondazioni e beni ecclesiastici di interesse culturali. Sfide, esperienze, strumenti (edito da Il Mulino), che contiene gli esiti di un progetto pluriennale di studio promosso dalla Commissione Beni e attività culturali dell’Acri, Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa.
La necessità e la volontà di stringere nuove alleanze per la cura e la valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici (un patrimonio enorme, attualmente censito in rete in 12 milioni di beni, con criticità e potenzialità di ricaduta culturale, sociale ed economica altrettanto imponenti) non potevano tradursi in azioni efficaci senza prima un’analisi attenta dai dati e, con questa convinzione, nel 2018 la Commissione dell’Acri, allora guidata dal professor Marco Cammelli, ha lanciato un progetto di ricerca e sull’assetto istituzionale e normativo, un percorso molto articolato che, grazie alla partecipazione di 11 fondazioni distribuite nel territorio italiano e alla collaborazione di numerosi esperti e docenti universitari, è confluito in due volumi editi da Il Mulino.
Oggetto della presentazione è stata la seconda delle due pubblicazioni, curata da Valentina Dania e Lorenza Gazzerro, che hanno raccolto e riorganizzato un’ampia documentazione relativa a diversi aspetti, come le complesse questioni di carattere giuridico, il delicato tema del riuso, l’impatto del turismo religioso, le esigenze di tutela e valorizzazione partendo dalla conservazione programmata, fino ai fondamentali rapporti con il Terzo Settore e con gli enti pubblici, strategici per creare intorno ai beni un «ecosistema» vitale e una rete collaborativa funzionale allo sviluppo.
Come ha sottolineato Profumo l’impegno economico delle 86 Fondazioni di origine bancaria italiane dall’inizio della loro attività nel 1992 è stato di 40 miliardi di euro, e negli ultimi 10 anni hanno promosso e sostenuto circa 15mila interventi di conservazione e valorizzazione dei beni culturali, erogando oltre 750 milioni di euro, attraverso progetti finalizzati non solo al restauro ma soprattutto alla ricaduta sulle comunità. Gran parte di questi interventi ha riguardato «beni culturali ecclesiastici» (Bce) tra luoghi (chiese, oratori, cappelle, santuari, cimiteri, cammini), archivi, immagini sacre, oggetti liturgici.
Ma oggi è in atto una trasformazione della Fondazioni da enti erogatori a soggetti privati con autonomie per operare nei territori. «Personalmente credo che oggi le Fondazioni non debbano finanziare progetti ma processi per la modernizzazione del Paese», ha dichiarato il presidente Francesco Profumo. Sull’idea di immaginare una programmazione non frammentata in interventi spot di emergenza ma fondata su un rapporto continuativo e sulla verifica della ricaduta delle azioni di finanziamento si è incentrata anche la riflessione del cardinale Zuppi che ha sottolineato come «in ogni ambito della vita chi vuole solo conservare perde tutto, mentre la vera sfida è la valorizzazione», richiamando così le irrinunciabili radici di un’identità culturale che nel nostro Paese ha generato tanto Umanesimo.
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