Il percorso labirinto di Boltanski al Centre Pompidou

L'ampia retrospettiva del museo francese in uno spazio di 2mila mq

«Réserve de suisses morts» (1991) di Christian Boltanski. © IVAM, Institut Valencià d’Art Moderne
Luana De Micco |  | Parigi

L’arte di Christian Boltanski «testimonia l’accanimento con il quale l’arte tenta di cogliere la vita e lottare contro l’oblio. È innanzitutto l’arte del tempo che passa»: così scrive Bernard Blistène, direttore del Musée d’art moderne del Centre Pompidou, presentando l’ampia retrospettiva che il museo parigino dedica a Boltanski dal titolo «Faire son temps» (13 novembre-16 marzo).

Non è la prima volta che l’artista «della memoria» è ospite del Centre Pompidou, che gli dedicò una grande mostra nel 1984 (e conta delle opere nella sua collezione, tra cui una delle prime pitture, «La chambre ovale», del 1967). Questa volta gli mette a disposizione 2mila metri quadrati di sale in un percorso «labirinto» che si vuole un’«opera a sé»: «La mostra, ha spiegato Blistène, immerge il visitatore in una meditazione sulla preservazione dell’essere umano. Avvicinandosi al campo
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