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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliDue sedi, 17 protagonisti (tra artisti e designer) appartenenti al panorama contemporaneo, un unico comune denominatore: le Cirva (Centro internazionale di ricerca sul vetro e le arti plastiche) di Marsiglia. Ecco l’ultimo progetto delle Stanze del Vetro che quest’anno, valicando i consueti spazi dell’isola di San Giorgio, si espande anche in quelli della Fondazione Querini Stampalia per la curatela di Isabelle Reiher, direttrice del centro marsigliese, e di Chiara Bertola, responsabile per l’arte contemporanea della Querini. Installazioni e oggetti sono stati tutti creati nelle fornaci francesi durante progetti di residenza negli ultimi trent’anni incluse quelle site specific di Giuseppe Caccavale e Remo Salvadori per la Querini. Abbiamo chiesto a Isabelle Reiher d’illustrarci il progetto.
La mostra è suddivisa in due sedi.Come sono organizzati i due percorsi e attraverso quali criteri avete selezionato i partecipanti?
Le due mostre fanno parte di un unico progetto che punta a far scoprire una parte della collezione del Cirva al pubblico veneziano e ai visitatori italiani e stranieri. Attraverso testi, opere e video l’esposizione permette d’entrare nell’universo dell’atelier del Cirva e nello specifico lavoro di ogni artista selezionato. Per le Stanze del Vetro (dove troveremo Larry Bell, Pierre Charpin, Lieven De Boeck, Erik Dietman, Tom Kovachevich, Giuseppe Penone, Jana Sterbak, Martin Szekely, Robert Wilson e Terry Winters, Ndr) abbiamo dedicato ogni sala a un unico artista con lo scopo di dimostrare come le opere siano frutto di un lungo lavoro di ricerca e di dialogo con l’équipe dei maestri vetrai. Così ogni sala consente di scoprire un insieme della produzione appartenente sia a una serie, sia a un’associazione di più opere dell’artista attraverso un allestimento specifico. Per la Fondazione Querini Stampalia, la scelta delle opere è stata fatta in maniera più organica. La nostra volontà era di creare un percorso fluido nel quale i lavori permettessero di tradurre la materialità del vetro, la sua natura viva implicante il movimento. Abbiamo lavorato con due artisti italiani, Giuseppe Caccavale e Remo Salvadori, affinché apportassero la loro interpretazione del materiale vitreo con nuovi lavori prodotti dal Cirva. Accanto a essi, le opere scelte di Jana Sterbak, Hreinn Fridfinnsson, Dove Allouche, Francisco Tropa, James Lee Byars e Philippe Parreno, parlano tutte a modo proprio della vibrazione eccezionale della materia, della sua musicalità.
Ci saranno in prevalenza installazioni o anche oggetti funzionali dotati di valenza artistica?
Nelle due sedi il visitatore scopre opere d’arte, sculture e installazioni realizzate da artisti di arte contemporanea di fama internazionale provenienti da generazioni e ambienti differenti. Il visitatore capirà che questi artisti non si sono mai specializzati sul materiale vitreo ma hanno avuto l’opportunità di lavorarlo in dialogo con i tecnici del Cirva durante una residenza di ricerca. Inoltre la mostra presenta alcuni oggetti di design realizzati al Cirva e appartenenti più alle arti decorative che all’arte contemporanea come ad esempio i vasi di Pierre Charpin o «les Plats» di Martin Szekely. Le due esposizioni assumono deliberatamente lo scopo di togliere i confini tra discipline e queste opere, provenienti da differenti ambiti della creazione artistica, s’intersecano in modo naturale nel percorso.
Il Cirva è un centro di ricerca internazionale. Ci sarà in mostra un approfondimento sulla sua attività, la sua collezione e le varie tecniche di lavorazione del vetro?
L’attività del Cirva e le differenti tecniche utilizzate saranno presentate attraverso video in una sala dedicata in entrambe le sedi espositive, ma le due mostre non presenteranno oggetti tecnici né documenti d’archivio. L’intento delle curatrici è mostrare come il vetro sia un materiale della scultura, allo stesso titolo di tutti gli altri, che consente vari linguaggi artistici.
Quale messaggio vuole lasciare questa mostra ai visitatori?
Il messaggio è molteplice: innanzitutto l’esposizione mostra la grande varietà di tecniche possibili con il vetro e il modo con cui artisti provenienti da «differenti orizzonti» possono creare attraverso questo materiale senza una conoscenza pregressa. Inoltre l’esposizione vuole mettere in primo piano la qualità d’una residenza d’artista che si svolge in un arco temporale lungo, permettendo osservazioni, fasi di prova, pentimenti, dialogo con i maestri vetrai. Le opere in mostra sono tutte frutto di prolungate ricerche presso il Cirva e sono fedeli all’approccio e alla personalità degli artisti che le hanno ideate. Infine le due esposizioni mostrano come artisti e designer passati attraverso il Cirva abbiano saputo rivelare le qualità intrinseche di un materiale fortemente radicato nella storia e nella cultura veneziana il cui potenziale di rinnovamento si rivela sempre più sorprendente.

Isabelle Reiher in un ritratto di David Giancatarina