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Zaelia Bishop, «Havoc», 2018

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Zaelia Bishop, «Havoc», 2018

Spigoli di uranio

Zaelia Bishop in una mostra «flash» nella romana Albumarte

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Redazione GDA

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Albumarte, spazio espositivo non profit fondato e diretto da Cristina Dinello Cobianchi, si è rivelato essere negli ultimi anni uno dei contesti romani più interessanti e più aperti a nuove proposte e sperimentazioni di ogni tipo, tanto da diventare un vero e proprio punto di riferimento per la città. Proprio con l’intento di dare voce in tempi rapidi a un congruo numero di progetti è stata inaugurata da quest’anno la formula AlbumArte | Flash!, un ciclo di mostre brevi con una durata massima di 15 giorni l’una.

Terzo appuntamento del 2018 è la personale di Zaelia Bishop «Uranio cemento e grafite» a cura di Silvano Manganaro (dal 3 al 16 maggio). In quest’occasione l’artista romano, che ha già collaborato con lo spazio espositivo per la presentazione del suo progetto «Chasing Boundaries», in collaborazione con Emanuele Napolitano, espone per la prima volta al pubblico i suoi ultimi lavori, frutto di una riflessione sul concetto di confine e di rottura. Un corpus di opere che colpisce per coerenza e semplicità: materiali lapidei di recupero vengono spezzati, assemblati e ricomposti andando a creare delle sculture dai bordi scheggiati, sottolineati da colori intensi.

Il titolo della mostra rimanda a dei materiali ma, fondamentalmente, è l’evocazione di una formula alchemica, l’elencazione di elementi utilizzati in una centrale nucleare: un luogo protetto e pericoloso ma creatore di nuova energia.

Zaelia Bishop, «Havoc», 2018

Redazione GDA, 03 maggio 2018 | © Riproduzione riservata

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