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Pablo Picasso, «Femmes d'Alger» © 2015 Estate of Pablo Picasso Artists Rights Society

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Pablo Picasso, «Femmes d'Alger» © 2015 Estate of Pablo Picasso Artists Rights Society

«Les femmes d’Alger» di Picasso sono l’opera più cara della storia delle aste: 178 milioni di dollari

Vittorio Bertello

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Non ha deluso le attese l’asta «Looking forward to the past» tenuta ieri sera da Christie’s nella sede di Rockefeller Plaza, sotto il martelletto di Jussi Pylkkanen, presidente mondiale di Christie’s: 705.858.000 dollari l'incasso, contro una stima che si aggirava intorno ai 500 milioni.  Sono stati venduti 34 dei 35 lotti del catalogo (di qui le percentuali «plebiscitarie»: 97% per numero di lotti e 99% per valore).
Il prezzo più alto battuto ieri sera, per «Les femmes d’Alger (Version 0)» di Pablo Picasso, è ora la cifra più alta mai pagata per un’opera d’arte all’asta: 179.365.000 dollari. Il primato risponde alle aspettative degli esperti di Christie’s: la stratosferica stima di 140 milioni di euro (circa), resa pubblica già da alcuni mesi, non ha precedenti nella storia delle aste.
Ad aggiudicarsi il trofeo è stato un cliente anonimo collegato al telefono con Brett Gorvy, direttore mondiale di arte del dopoguerra e contemporanea di Christie’s. In una dichiarazione resa al sito bloomberg.com il magnate americano delle case da gioco e supercollezionista d’arte Steve Wynn ha ammesso di aver gareggiato per il Picasso record. Un altro offerente era collegato al telefono con Rebecca Wei, presidente di Christie’s Asia. Il capolavoro del maestro spagnolo (che in questa occasione era coperto da un contratto di garanzia) era stato venduto 18 anni fa, il 10 novembre 1997, sempre a New York e sempre da Christie’s, nell’ambito della dispersione della collezione Ganz, un catalogo di 58 lotti che allora aveva fruttato 206,5 milioni di dollari (curiosamente, anche in questo caso era rimasto invenduto un solo lotto). Il Picasso aveva generato il secondo prezzo della serata, con un’aggiudicazione finale di 31,9 milioni di dollari contro stime di 10-12 milioni. Pare che l’acquirente del 1997 sia la stessa persona che ha ora venduto l’opera: la rivalutazione di cui ha goduto in questi 18 anni è stata quindi del 562%.

L’altro Dioscuro della serata era Alberto Giacometti: il suo «L’homme au doigt» (che, come scherzosamente faceva notare Pylkkanen dopo l'asta, assomigliava a un banditore  colto nell’atto di aggiudicare un lotto in una vendita), partiva anch’esso da aspettative «a otto zeri», con una stima a 130 milioni di dollari, e saliva fino a un prezzo finale di 141.285.000 dollari, pagati da un anonimo acquirente collegato al telefono con Marc Porter, presidente di Christie’s Americhe. Questa scultura, che ora è la più cara del mondo all’asta (oltre che, naturalmente, record per Giacometti), non era oggetto di alcun contratto di copertura.
Medaglia di bronzo è stata un’altra opera di Pablo Picasso, un olio su tela del 1938, «Buste de femme (Femme à la resille)», battuta fino a 67,4 milioni di dollari: questa l’aveva consegnata Steve Wynn. Ad acquistarla è stato un anonimo offerente, secondo indiscrezioni di stampa un asiatico.
In asta c’era anche un «Concetto spaziale» di Lucio Fontana, «quattordici tagli rosso», opera del 1965 di 116x90 cm: ha superato le sue stime di 10-15 milioni, andando aggiudicato a 16,4 milioni di dollari, generando così il decimo prezzo della serata e il secondo prezzo di sempre per Fontana.
Nell’asta di ieri sono stati battuti 10 record d’artista. Tra questi, quelli per Chaïm Soutine a 28.165.000 dollari, cifra pagata per «Le boeuf», olio su tela del 1923 ca (stime 20-30 milioni); per Peter Doig, con 25.925.000 dollari (pagati per «Swamped», olio su tela del 1990, opera con «stima a richiesta»); e per Jean Dubuffet a 24,8 milioni («Paris Polka», olio su tela del 1961, «stima a richiesta»).

Alberto Giacometti, «L'homme au doigt». Courtesy of Christies Images Ltd. 2015 © 2015 Alberto Giacometti Estate Licensed by VAGA and ARS, New York

Pablo Picasso, «Femmes d'Alger» © 2015 Estate of Pablo Picasso Artists Rights Society

Vittorio Bertello, 12 maggio 2015 | © Riproduzione riservata

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