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Dettaglio di «Pescatori» di Mario Sironi

Courtesy of Farsettiarte

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Dettaglio di «Pescatori» di Mario Sironi

Courtesy of Farsettiarte

Farsettiarte: tra gestualità, Metafisica e capolavori del Novecento

Da Hartung a de Chirico, passando per Sironi e Schifano: un viaggio tra materia, gesto e memoria storica nell’autunno d’arte di Prato 

Margherita Panaciciu

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Farsettiarte apre le porte della sua stagione autunnale con l’Asta 269, un evento che promette di essere un autentico spettacolo per collezionisti, storici dell’arte e appassionati. Suddivisa in due sessioni – Arte Contemporanea il 28 novembre e Arte Moderna il 29, a Prato, la vendita offre un ventaglio di opere che spazia dall’informale italiano al Surrealismo internazionale, passando per le avanguardie storiche e il Novecento italiano più celebrato.

La I sessione, dedicata all’arte contemporanea, si presenta come un’antologia di gestualità e sperimentazione materica. Hans Hartung domina la scena con cinque lavori datati tra il 1963 e il 1973, in un periodo di intensa creatività. In particolare, il grande dipinto «T1963-H30» testimonia la rivoluzione del gesto: il segno non è più semplice traccia, ma frattura della superficie, ottenuta con strumenti eterogenei che trasformano l’atto pittorico in un rito quasi performativo. Accanto a Hartung, la densità emotiva di Mattia Moreni, la cui rilevanza è stata a tratti sottovalutata ma che ha lasciato un segno indelebile nell’arte informale, emerge in «Paesaggio», 1959, dove materia e gesto si fondono in una tensione quasi fisica, ricordando il ruolo centrale dell’Informale europeo.

Di fronte a questa energia materica, la radicalità concettuale di Piero Manzoni con un «Achrome» degli anni ’60 introduce un silenzio assoluto: qui non conta il gesto dell’artista, ma la materia stessa che parla. Similmente, Pier Paolo Calzolari e Ettore Colla esplorano un dialogo tra forma, colore e materia che oscilla tra apparizione e ready-made, tra sacralità e ironia concettuale. La scultura di Nunzio, con le sue combustioni lignee, si impone come un totem contemporaneo, dove il legno bruciato diventa al contempo residuo e presenza vitale. Completa il quadro la Pop Art di Mario Schifano, che trasforma il frammento quotidiano in un’istantanea poetica, in cui la bandiera americana fluttua come un dettaglio fugace, quasi evanescente («Amerika Go Go»). 
Da Farsettiarte, Portichetto di via Manzoni (angolo via della Spiga), si possono visionare i lotti sino al 19 novembre per poi passare a Prato (viale della Repubblica) dal 22 al 28 novembre.
 

Giorgio de Chirico, «Gladiatori», 1928. Courtesy of Farsettiarte

Salvador Dalí, «La noblesse de temps». Courtesy of Farsettiarte

La seconda sessione si apre con il fascino del Novecento internazionale e italiano. Kandinsky (che qua è presente con splendido acquerello del 1921) e Klee (l’acquerello «Liegende Frau», 1933, è stato realizzato all’apice della sua carriera)  rappresentano la poesia geometrica e lirica delle avanguardie storiche, mentre Dalí sorprende con un bronzo che rende plastica la dissoluzione del tempo, «La noblesse de temps». La scultura surrealista celebra una delle immagini più iconiche del maestro spagnolo, simbolo della sua rappresentazione visiva della fluidità del tempo e del crollo della sua concezione tradizionale. 
Tuttavia, il fulcro dell’asta è il Novecento italiano. Il ritorno di «Pescatori» di Mario Sironi, mai apparso in esposizioni recenti, è un evento: qui il pittore concilia monumentalità e umanità, celebrando il lavoro come valore estetico e sociale. La tela è stata esposta alla Biennale del 1930 (anno in cui fu realizzata) e pubblicata nella prima monografia del pittore a cura di Giovanni Scheiwiller.

Gli Italiens de Paris, da Tozzi L’atelier») a Campigli («Le due sorelle»), testimoniano il dialogo franco-italiano tra le due guerre, in opere che oscillano tra sensualità ieratica e delicatezza cromatica. Filippo de Pisis, con la sua «Natura morta marina», ci ricorda il mare come teatro di memoria e impressionismo, filtrato attraverso l’occhio parigino di un pittore italiano in dialogo con la grande tradizione europea. Il clou è però costituito dai «fratelli metafisici», Giorgio de Chirico e Alberto Savinio. Quest’ultimo, con «Natura morta con conchiglia (Fiore marino)», ci trasporta in un mondo sospeso tra realtà e mito, tra forme naturali e invenzioni simboliche. Ma è «Gladiatori», 1928, di de Chirico, a rubare la scena: un capolavoro di monumentalità sospesa e poetica classica, commissionato per l’atelier parigino di Léonce Rosenberg, che testimonia la capacità dell’artista di trasformare la memoria storica in visione sognante. A completare l’omaggio al maestro della Metafisica, una grande «Venezia, Ponte di Rialto» conferma il ruolo di de Chirico come custode di un immaginario urbano e classico insieme, sospeso tra sogno e realtà. Vere e proprie narrazioni del secolo scorso e dei loro sviluppi contemporanei, le vendite della maison di Prato tratteggiano un percorso che va dalla materia bruciata di Nunzio ai giochi di luce di de Pisis, dalla gestualità di Hartung alla contemplazione sospesa di de Chirico invitando a farsi sorprendere dalla profondità di un catalogo attentamente curato. Come per l'arte contemporanea, l’esposizione dei lotti a Milano finisce il 19 novembre mentre a Prato sarà possibile visionarli dal 22 al 29 novembre.

 

Margherita Panaciciu, 19 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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