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«Big Electric Chair», 1967-1968, di Andy Warhol. La stima è su richiesta ma con un valore minimo di 30 milioni circa

Courtesy Christie’s

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«Big Electric Chair», 1967-1968, di Andy Warhol. La stima è su richiesta ma con un valore minimo di 30 milioni circa

Courtesy Christie’s

30 milioni per una sedia vuota: Warhol superstar del mercato

Il 12 maggio Christie’s mette all’incanto «Big Electric Chair» durante la vendita serale del XX secolo. L'opera da denuncia sociale diventa oggetto da collezione per pochi, a peso d’oro

Monica Trigona

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Ancora una volta il mercato dell’arte dimostra di saper trasformare in oro qualsiasi residuo di inquietudine umana.
Christie’s annuncia la messa in vendita di «Big Electric Chair» di Andy Warhol, stimata attorno ai 30 milioni di dollari. Un capolavoro della serialità, certo, ma anche l’ennesima conferma di quanto poco basti oggi per mobilitare entusiasmi e portafogli: una sedia vuota, il ricordo patinato della morte, l’eco sbiadita di un gesto che voleva essere politico e che ora suona come la più perfetta natura morta da salotto.

Siamo lontani dall’urgenza scandalosa che animava i «Death and Disaster» negli anni Sessanta. Qui resta solo la silhouette di una sedia elettrica, venduta non più come simbolo di una società violenta, ma come «memento mori» da milioni di dollari. Un oggetto che, come sottolinea il presidente di Christie’s, Alex Rotter, «riflette la fragilità della condizione umana». O forse, più semplicemente, riflette la fragilità del gusto contemporaneo, che scambia la vuota iconicità per profondità, la ripetizione industriale per sacralità. Si celebra la collezione Matthys-Colle, il coraggio di due collezionisti pionieri che negli anni Sessanta osavano acquistare opere di Warhol quando erano ancora scomode e provocatorie. Un coraggio che oggi si traduce, comodamente, in un investimento sicuro, pronto a cambiare mani nella cornice glamour della Spring Marquee Week.

Il lavoro del maestro della Pop art fu esposto per la prima volta nella sua prima grande retrospettiva europea al Moderna Museet di Stoccolma nel 1968 e l’anno successivo fu acquistata dai collezionisti belgi Roger Matthys e Hilda Colle. A maggio sarà presentato all’asta per la prima volta. Peter van der Graaf, specialista internazionale di arte contemporanea e del dopoguerra di Christie’s, osserva: «Roger Matthys e Hilda Colle sono tra le personalità più influenti nel mondo dell’arte contemporanea belga. Con una collezione personale che riflette importanti movimenti artistici dell’era contemporanea degli ultimi 50 anni, hanno lasciato il segno prestando molte delle loro opere a retrospettive e mostre di artisti, nonché un prestito a lungo termine al S.M.A.K. che include opere di altre icone del XXI secolo. Siamo grati di avere l’opportunità di presentare questo capolavoro di Warhol, la pietra angolare della Collezione Matthys-Colle, alla prossima generazione di grandi collezionisti».

In fondo, Warhol aveva previsto tutto. «Business art is the step that comes after art» dichiarava lucidamente. Oggi il suo presagio si compie perfettamente: «Big Electric Chair» torna in scena non come un grido, ma come un lussuoso silenzio, stimato (anzi, «su richiesta») a cifre che garantiscono che la morte, almeno quella simbolica, resti affare di pochi.

Monica Trigona, 14 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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