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Edvard Munch, «Two Human Beings (The Lonely Ones)», 1906-8, Harvard Art Museums/Busch-Reisinger Museum, The Philip and Lynn Straus

Foto © President and Fellows of Harvard College; cortesia di Harvard Art Museums

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Edvard Munch, «Two Human Beings (The Lonely Ones)», 1906-8, Harvard Art Museums/Busch-Reisinger Museum, The Philip and Lynn Straus

Foto © President and Fellows of Harvard College; cortesia di Harvard Art Museums

64 opere di Munch agli Harvard Art Museums

Il lascito di Philip e Lynn Straus, importanti collezionisti dell’artista norvegese, andrà ad incrementare le collezioni dei musei dell’università americana, della quale erano sostenitori e consiglieri

J.S. Marcus

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Nel 1969 il banchiere Philip (New York, 1915-2004) e l’insegnante Lynn Straus (New York, 1925-2023) festeggiarono il loro 20mo anniversario di matrimonio acquistando «Salomè» (1903), una litografia di Edvard Munch stampata con inchiostro nero su carta giapponese in cui una coppia si fonde in un unico essere. I coniugi newyorkesi radunarono poi una delle più importanti collezioni americane dell’artista norvegese, costituita da un’ampia gamma di lavori, che spaziano da un’acquaforte della metà del 1890 a una xilografia fortemente colorata della metà del 1910: 64 di questi sono stati recentemente donati agli Harvard Art Museums.

Oltre alla «Salomè», le opere di spicco includono sei esemplari di «Due esseri umani (I solitari)», un dipinto a olio su tela del 1906-08, e cinque opere su carta con lo stesso soggetto: un uomo e una donna distanti l’uno dall’altra con lo sguardo rivolto verso il mare. Ognuna, sebbene «formalmente simili», è «un’opera d’arte distinta», afferma Elizabeth Rudy, curatrice delle stampe presso gli Harvard Art Museums: i musei possono ora fornire «un’immersione davvero profonda» nel modo in cui Munch ha esplorato uno dei suoi temi più noti.

Philip Straus, ex allievo dell’Harvard College, e sua moglie avevano un rapporto molto intenso con l’istituzione. Quest’ultimo lascito fa infatti seguito a donazioni precedenti, tra cui 7,5 milioni di dollari alla struttura di formazione e ricerca sull’arte di Harvard, rinominato Straus Center for Conservation and Technical Studies. «Due esseri umani (I solitari)» e «Il fumo del treno» (1910), anch’esso parte della donazione, ha appena completato i trattamenti conservativi presso il centro. Fino alla recente morte di Lynn, racconta il figlio Philip Straus Jr, i due dipinti si trovavano nel salotto della casa di famiglia a Mamaroneck, New York.

L’esame dei due dipinti a olio ha fornito informazioni sorprendenti, afferma Lynette Roth, curatrice del Busch-Reisinger Museum (il Busch-Reisinger è una delle tre istituzioni che costituiscono l’Harvard Art Museum, tutte ospitate nello stesso complesso progettato da Renzo Piano e inaugurato nel 2014, Ndr), come un’area in primo piano di «Il fumo del treno», ora sbiadita fino a diventare quasi bianca, che in origine era «un rosso più caldo».

Il lascito comprende anche una litografia e un monotipo di Jasper Johns del 1982, che presenta il cosiddetto «motivo Savarin», raffigurante un barattolo di caffè con pennelli, con un braccio in basso che fa riferimento al braccio scheletrico dell’autoritratto di Munch del 1895. Un successivo autoritratto di Munch, del 1911-12, una xilografia a linee verticali su carta giapponese, faceva parte della collezione Straus ed è ora di proprietà dei musei di Harvard. Tra le altre opere figura anche una litografia tarda, «Autoritratto con bottiglia di vino» (1930), stampata in inchiostro nero.

Sebbene i membri della coppia abbiano iniziato a collezionare nello stesso momento, «la prima fan di Munch è stata Lynn», afferma Marjorie B. Cohn, ex curatrice di stampe presso l’Harvard Art Museums, che li aveva conosciuti negli anni Ottanta. «Phil alla fine si appassionò a Munch», dice Cohn, «e vedendo che le stampe erano estremamente varie, era determinato a trovare le migliori e ignorare le altre».

Oltre alle donazioni, nel corso degli anni i coniugi hanno prestato consulenze all’Università di Harvard su quali opere di Munch acquistare. Secondo un portavoce, oggi il museo possiede 142 lavori di Munch, 117 dei quali sono stati donati o acquistati con il loro aiuto.

Entrambi i dipinti e le 33 stampe saranno esposti al pubblico in una mostra ad Harvard che aprirà il 7 marzo: «Edvard Munch: Technically Speaking» presenterà opere in prestito dal Munchmuseet di Oslo, il principale deposito dell’opera e dell’eredità dell’artista, tra cui una versione a olio di «Two Human Beings (The Lonely Ones)» del 1935 ca, in cui la tavolozza diurna della versione Straus è passata al fantasmagorico e l’ordine delle due figure è invertito.

J.S. Marcus, 05 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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