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J.S. Marcus
Leggi i suoi articoliNel 1989, una scultura in marmo dall’aspetto poco promettente ma dal fascino innegabile, raffigurante una figura femminile nuda, fu messa in vendita da Christie’s, nel contesto di un’asta tenutasi in una residenza di campagna nell’Hertfordshire, in Inghilterra. Il catalogo la descriveva come «un busto in marmo bianco del XVIII secolo raffigurante Venere Marina». La mercante londinese Patricia Wengraf però intuì subito che si trattava di ben altro. «Era evidentemente la “Fata Morgana” di Giambologna», ricorda Wengraf, riferendosi a quella che si riteneva un’opera perduta del celebre scultore manierista di origini fiamminghe, attivo in Italia tra il 1529 e il 1608, e databile ai primi anni Settanta del Cinquecento. Nel 1998 Wengraf la vendette a un collezionista privato europeo e oggi il Cleveland Museum of Art ha annunciato di averla acquisita per una cifra che non è stata resa pubblica. A curare la trattativa è stata la stessa Wengraf. La nuova acquisizione sarà visibile al pubblico a Cleveland dal 30 agosto.
La «Fata Morgana» (1572 ca) è una delle circa dodici sculture in marmo sopravvissute di Giambologna e la seconda conservata in un museo statunitense. «Si tratta di una delle acquisizioni più significative compiute dal museo negli ultimi dieci anni», ha dichiarato il direttore dell’istituzione, William Griswold, paragonandola, per importanza, all’acquisto nel 1997 dell’opera «Marilyn x 100» di Andy Warhol, lunga quasi sei metri.
L’unica altra scultura in marmo di Giambologna negli Stati Uniti è un nudo risalente al 1571-1573, acquistato dal Getty Museum nel 1982. Al di fuori dell’Italia, il solo altro marmo dell’artista è il celebre «Sansone che uccide il Filisteo» (1560-62), conservato al Victoria and Albert Museum di Londra.
Originario della città fiamminga di Douai, oggi in territorio francese, Giambologna (Jean de Boulogne) si trasferì in Italia nei primi anni Cinquanta del Cinquecento, stabilendosi poi a Firenze. Protetto della famiglia Medici, realizzò la «Fata Morgana» per una grotta artificiale situata nei giardini di Villa Il Riposo, un tempo proprietà di Bernardo Vecchietti, consigliere di Francesco I de Medici, a Bagno a Ripoli (Fi). L’opera, pressoché a grandezza naturale, era collocata sopra una vasca alimentata da una sorgente d’acqua. Il museo di Cleveland prevede di ricreare quell’allestimento originario nella nuova esposizione.
Secondo Christie’s, nel 1989 la stima pre asta dell’opera era compresa tra le 3mila e le 4mila sterline, ma la scultura fu infine aggiudicata per 715mila sterline. «Non ero l’unica ad aver capito che la descrizione in catalogo era del tutto erronea», commenta Wengraf, riferendosi alla vivace gara d’offerte. Dopo la sua vendita al collezionista europeo nel 1998, l’opera fu esposta in diverse mostre, tra cui «Il Cinquecento a Firenze: Maniera moderna e Controriforma», tenutasi a Palazzo Strozzi nel 2017-18.
Oggi, l’attribuzione dell’opera è ritenuta certa. «Non ho alcun dubbio: si tratta della “Fata Morgana” di Giambologna», afferma lo storico dell’arte fiorentino Antonio Natali, già direttore della Galleria degli Uffizi e cocuratore della mostra di Palazzo Strozzi.
Alexander J. Noelle, curatore associato per la pittura e scultura europea dal 1500 al 1800, racconta che il Cleveland Museum of Art è venuto a conoscenza dell’opera poco più di un anno fa. Noelle, che aveva già visto la scultura a Firenze, racconta che lui e la collega Cory Korkow sono rimasti «estasiati» alla notizia che la scultura fosse in vendita.
Il team curatoriale del museo statunitense è particolarmente soddisfatto dell’ottimo stato di conservazione della scultura. Da quando è giunta al museo, riferisce Noelle, ha richiesto solo lievi interventi di restauro. Korkow aggiunge che molte altre opere marmoree di Giambologna, spesso esposte all’aperto, mostrano segni ben più evidenti dell’usura del tempo.
Nel suo contesto originario, la sensuale figura nuda, scolpita in marmo di Carrara, faceva parte di un insieme che comprendeva anche un affresco religioso raffigurante Gesù con la Samaritana, una scena biblica ambientata presso un pozzo. Una contrapposizione tra sacro e profano di grande rilievo per i curatori della mostra fiorentina, che la interpretarono come espressione delle complesse sensibilità fiorentine della seconda metà del Cinquecento.
Noelle anticipa che nel suo nuovo allestimento, evocativo dell’atmosfera di una grotta, i curatori del Cleveland Museum of Art intendono presentare la «Fata Morgana» come il «fulcro dell’intera collezione rinascimentale e manierista». Collocata lungo una direttrice visiva di grande impatto, l’opera inviterà il pubblico ad addentrarsi nelle sale dedicate al Quattrocento e al Cinquecento, trovandosi nei pressi di una scalinata che conduce alle collezioni barocche.
Il museo, che già possiede due bronzi riconducibili a Giambologna, considera questa acquisizione come l’occasione per inaugurare «una o più mostre» dedicate all’opera, tra cui una possibile esposizione sul tema della bellezza nel Manierismo, conclude Noelle.

Giambologna, «Fata Morgana», 1572 ca, Cleveland Museum of Art
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