Fino al 9 febbraio 2025, la galleria Flora Bigai arte contemporanea propone una mostra che ripercorre la carriera del fotografo Oliviero Toscani.
Nato a Milano nel 1942 e figlio del fotoreporter Fedele Toscani (conosciuto principalmente per i suoi scatti di Piazzale Loreto del 29 aprile 1945 e per il lavoro di documentazione sulla condizione dei manicomi insieme a Franco Basaglia), Oliviero Toscani inizia la sua carriera accompagnando il padre a Predappio nel 1957 per la tumulazione di Mussolini, riuscendo in quell’occasione a cogliere qualcosa di inaspettato sul viso della vedova Rachele. Uno scatto che dà il via a una vita dietro l’obiettivo e davanti ad alcuni dei volti che hanno fatto la storia degli ultimi sessant’anni. Toscani inizia presto a lavorare nella pubblicità e per le grandi riviste come «Elle», «Vogue» e «Harper’s Bazar». Nella moda i suoi scatti vengono scelti da Valentino, Chanel e Fiorucci e il suo sguardo che unisce moda e società porta con sé quei tratti che diventeranno identitari del suo stile.
La mostra, a cura di Luca Beatrice, riunisce 30 opere di diverso formato che ripercorrono la carriera dell’artista. Le fotografie in bianco e nero caratterizzano i suoi primi ritratti, che risalgono al periodo in cui Toscani frequentò la Factory di Andy Warhol a New York. Tra le immagini esposte, il re della Pop art in una veste da camera che dà alla sua eccentricità un’intimità domestica; un’intensa, seppur ancora semi sconosciuta Patti Smith, e l’immagine che Lou Reed scelse come copertina per il suo album «Lou Reed Live».
All’incirca allo stesso periodo appartengono l’iconico ritratto del pugile Muhammad Alì e quelli dei grandi artisti immortalati all’interno dei loro studi, come l’eccentrico Man Ray, Jasper Johns e Robert Rauschenberg. La mostra prosegue nel mondo della pubblicità, con alcune delle immagini più celebri delle sue campagne. Da quella del 1973 per i jeans Jesus, con lo slogan «chi mi ama mi segua» all’iconico bacio tra una suora e un prete, scattato per una campagna della Benetton nel 1991; emerge il desiderio di rottura e la voglia di stupire che ha caratterizzato il lavoro di Toscani. La collaborazione con Luciano Benetton è proseguita con la formulazione di un vero e proprio nuovo linguaggio pubblicitario che negli anni Novanta ha portato nelle strade d’Italia temi come il razzismo, l’inclusione, la religione, la sessualità e la politica. Il bianco e nero è sostituito da un fondo bianco che accoglie colori forti e pose rigorosamente frontali.
La mostra si conclude con alcuni degli ultimi lavori, in cui Toscani immortala Maurizio Cattelan, mentre fugge portando con sé un gabinetto rotto, e i Måneskin, in una composizione della band che richiama le immagini delle grandi campagne pubblicitarie per cui il fotografo è riconosciuto nel mondo.