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Paradigna (Parma), Abbazia Valserena, la sede Csac vista da Sud, 2002, foto di Paolo Rosselli (dettaglio)

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Paradigna (Parma), Abbazia Valserena, la sede Csac vista da Sud, 2002, foto di Paolo Rosselli (dettaglio)

12 milioni di pezzi nella Certosa di Parma

Stefano Luppi

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Un luogo d’arte, conosciuto per attività e le mostre, ma non visibile per il pubblico, che stupirà molti per l’ampiezza e la qualità dei materiali raccolti: è il Museo del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma (Csac) che aprirà il 23 maggio presso la sede dell’Abbazia di Valserena (conosciuta anche come la Certosa di Parma), nella campagna parmense.
Il nuovo museo dello Csac, infatti, conserva il più esteso patrimonio visivo e progettuale oggi presente in Italia relativo al Novecento: si tratta di oltre 12 milioni di pezzi suddivisi in cinque sezioni dedicate ad arte (1.700 dipinti, 300 sculture, 17mila disegni), fotografia (oltre 300 fondi e più di 9 milioni di immagini), moda (70mila pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti, riviste), progetti (un milione e mezzo di disegni, 800 maquette, 2mila oggetti) e media (7mila bozzetti di manifesti, 2mila manifesti cinematografici,  11mila disegni di satira e fumetto e 3mila disegni per illustrazione).
Il nuovo ente non sarà solo espositivo, visto che sostanzialmente sarà uno spazio multifunzionale dove si integreranno l’amplissimo archivio-deposito, il museo, l’area espositiva (finora sotto le insegne dello Csac sono state realizzate 120 mostre dal 1969 all’ultima visibile fino al 29 marzo alle Scuderie della Pilotta, «Fuoco nero: materia e struttura attorno e dopo Burri» a cura di Arturo Carlo Quintavalle) e anche un centro di ricerca e didattica.
Si tratta dunque di una unicità in Italia, vista l’integrazione resa possibile con l’Università e con la didattica superiore.
Il Museo ospiterà solo una minima parte di quanto conservato, con un rinnovo continuo dell’allestimento. Per l’inaugurazione, sono state previste sedici sezioni che illustreranno per sommi capi il patrimonio dello Csac attraverso opere di Lucio Fontana, Giorgio Armani, Gianfranco Ferré, Achille Castiglioni, Man Ray, Luigi Ghirri, Giò Ponti, Pier Luigi Nervi, Armando Testa, Tullio Pericoli.
Oltre a ciò è prevista una mostra monografica dedicata alla cultura figurativa e progettuale degli anni ’60 e ’70 con opere di Enrico Baj, Mario Ceroli, Luciano Fabro, Emilio Isgrò, Enzo Mari, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano, Ettore Sottsass, Emilio Tadini.
Un’altra parte del Museo, la Sala delle Colonne, esporrà invece la sezione artistica con un percorso cronologico dai disegni di Mario Sironi alla Poesia Visiva, mentre la Sala Ipogea, introdotta dalla Porta di Arnaldo Pomodoro e da «Il Sentimento della Rivoluzione» di Fausto Melotti, conterrà alcune sculture di grandi dimensioni.
Lo Csac, fondato nel 1968 da Arturo Carlo Quintavalle e in seguito diretto da Gloria Bianchino, è oggi presieduto dal professore dell’ateneo di Parma Luigi Allegri.

Gian Franco Ferrè, collezione A-I, 1977-78

Emilio Tadini, Museo dell'uomo, donne che corrono in riva al mare, 1974

Ettore Sottsass, Ceramica Yantra, 1969

Man Ray, Femmes et Mode au Congo, serie 1941-1955

Michelangelo Pistoletto, Autostoppista viola, s.d. (1970 ca), cm 230x125, collage su specchio applicato su alluminio

Paradigna (Parma), Abbazia Valserena, la sede Csac vista da Sud, 2002, foto di Paolo Rosselli (dettaglio)

Stefano Luppi, 19 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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