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Redazione GDA
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Abito a Genova Certosa, quartiere che prende il nome dal piccolo chiostro medievale di San Bartolomeo della Certosa, tanti anni fa di proprietà della Chiesa, ora del Comune.
Di questo antichissimo chiostro, che risale alla fine del 1200, sono rimaste tre parti, due più piccole laterali e una più grande centrale, una sola cella dei frati.
Davanti alla struttura si trova un giardino con un pozzo chiamato «della vita eterna». Sotto il giardino riposano i resti dei frati certosini che nel corso dei secoli lì hanno vissuto.
La storia del chiostro è affascinante. Al tempo del suo antico splendore conteneva due magnifiche cappelle appartenenti rispettivamente ai Doria e agli Spinola, i cui portali in pietra nera di Promontorio artisticamente lavorati si trovano tutt’oggi al Victoria and Albert Museum di Londra.
A noi sono rimaste le briciole, ma briciole d’oro che dovremmo tutelare come un bene prezioso. Purtroppo così non è stato. Il tempo ha dominato su tutto e le recenti alluvioni hanno fatto il resto, così che lo scorso ottobre buoni 25 metri della parte centrale del chiostro sono crollati. Le otto colonne e capitelli in marmo sono stati per fortuna recuperati e messi a dimora nella vicina chiesa.
Il Comune è stato obbligato a mettere in sicurezza le parti restanti anche perché confinante al chiostro c’è l’unica area verde per i bimbi.
Questa mia testimonianza vorrei tanto avesse un esito positivo.
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