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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliL’arte contemporanea invade Catanzaro, inserendosi in una consolidata tradizione come documentano, tra l’altro, la presenza del Museo MARCA e della Fondazione Rocco Guglielmo, il Parco Internazionale della Scultura (con le opere di Buren, Pistoletto, Paladino, Cragg, Gormley, solo per citarne alcuni), il progetto Intersezioni con la direzione artistica di Alberto Fiz, il MUDIAC, le numerose edizioni del festival di arte pubblica «Altrove» e il lavoro costante sul territorio svolto dall’Accademia di Belle Arti. Si tratta questa volta di una pacifica invasione delle arti performative, che possono dilagare in spazi non convenzionali, come un’onda sismica il cui epicentro creativo è l’Accademia di Belle Arti della città. Legare insomma il contemporaneo alla vita urbana: è la scommessa della prima edizione del festival biennale «Performing» dal 9 al 31 maggio nel centro storico del capoluogo della Calabria. Una scommessa vinta: «La città ha risposto, quasi inaspettatamente», spiega Simona Caramia, responsabile scientifica del progetto collettivo e transnazionale che vede l’Accademia cittadina capofila di un ampio partenariato di dodici istituzioni italiane tra Accademie (quelle di Reggio Calabria, Napoli e Sassari), Conservatori (di Napoli, Taranto, Terni, Perugia e Siena), Università di Brescia e Scuola Superiore Meridionale, Istituti di alta formazione artistica (AFAM), ISIA di Faenza, con il sostegno di partner culturali e accademici internazionali. Quasi un mese di azioni, interventi, installazioni e incontri che attraversano linguaggi e discipline, unendo performance, arte pubblica, teatro, metaverso e pratiche partecipative. «La performance – spiega ancora Caramia – è stata scelta proprio come punto di incontro delle diverse discipline e dei diversi linguaggi rappresentati dalle istituzioni che prendono parte al progetto. È stato scelto come strumento di ricerca, riflessione e trasformazione, come pratica artistica che interroga il presente attraverso il corpo, l’azione e la relazione, e che trova nei contesti urbani, nei territori e nella memoria collettiva nuovi spazi di senso, senza confini tra generi e senza barriere tra mezzi espressivi. Un calendario fitto di eventi gratuiti e aperti al pubblico, con dodici talk e sedici performance distribuite in nove giornate, workshop e incontri che hanno visto la partecipazione di giovani artisti emergenti, accanto ad altri già più affermati o meed career, artisti internazionali come Basel Zaraa, Branko Miliskovic, Regina José Galindo, Daniela Ortiz, Nezaket Ekici, Ant Hampton ed Elena Antoniu, solo per citarne alcuni».

Regina Jose Galindo - Performing Festival 2025
Presentato il 21 maggio scorso al Forum PA 2025, il Forum delle Pubbliche amministrazioni, nello stand del Ministero dell’Università e Ricerca, alla presenza della senatrice Maria Alessandra Gallone, consigliera del Ministro Bernini, e di Michele Mazzola, Dirigente Ufficio III Internazionalizzazione della Ricerca del MUR, «Performing Festival» nasce da un finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del PNRR (NextGenerationEU), con l’obiettivo di innovare la dimensione internazionale del sistema AFAM e rafforzare la mobilità di studenti, artisti e ricercatori.
Spazio alle nuove generazioni il 28 maggio, giornata dedicata alla Generazione Z, curata da Simona Gavioli, con progetti di artisti emergenti come Leonardo Panizza, CultOfMagic, Mari, Sorelle di Damiano, Giulio Boccardi, dislocati tra Villa Margherita e l’Educandato dell’Accademia.
Il 29 maggio è in programma il talk della francese Orlan, nome d’arte di Mireille Suzanne Francette Porte, a cura di Dobrila Denegri, mentre il 30 doppio appuntamento con i progetti di ricerca: al mattino, presso la Biblioteca De Nobili, gli interventi di Elena Bellantoni, Simone Bergantini, Matilde De Feo, Luana Perilli, Fabio Sandri, Luca Panaro, moderati da Simona Caramia; al pomeriggio, la restituzione dell’azione itinerante Crossing dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. «Dal 5 al 31 maggio – aggiunge Caramia - quattro artisti/docenti (Vincenzo Gagliardi, Rosaria Iazzetta, Stefania Oriente, Mario Laporta) stanno intraprendendo un viaggio tra Albania, Serbia, Bulgaria, Turchia, Libano, Egitto e Grecia. Un attraversamento fisico e simbolico di territori di confine, da cui raccogliere segni, storie e materiali evocativi che, al ritorno in Italia, diventeranno materia viva per nuove opere e azioni. E ancora durante l’intero periodo in Villa Margherita sarà allestita una sezione dedicata al Metaverso, un ambiente immersivo che estende l’esperienza performativa nello spazio digitale. Il Performing Festival arriva a circa un anno dall’avvio delle attività di indagine, analisi, ricerca e produzione artistica del progetto Performing. Per noi si tratta di una tappa intermedia di un percorso ampio, che coinvolge, da Nord a Sud Italia, importanti realtà formative e artistiche che ci hanno permesso di declinare i linguaggi più diversi dell’arte, tanto da rendere trasversale e ampiamente fruibile il festival».

Daniela Ortiz © Victor Serri
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