Alphonse Mucha, «Les Amants», 1895

© Mucha Trust 2025

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Alphonse Mucha, «Les Amants», 1895

© Mucha Trust 2025

A Ferrara i cantori della bellezza femminile: Boldini e Mucha

Nel Palazzo dei Diamanti una doppia esposizione riunisce le donne dipinte dall’artista ferrarese e quelle disegnate dal collega ceco 

A Palazzo dei Diamanti, dal 22 marzo al 20 luglio, si confrontano il ceco Alphonse Mucha (1860-1939) e il più anziano di una generazione Giovanni Boldini (Ferrara, 1842-Parigi, 1931), in una mostra doppia organizzata da Arthemisia e Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con la Mucha Foundation (a cura di Sarah e John Mucha). «Sia Mucha sia il ferrarese Giovanni Boldini, spiega Pietro Di Natale, direttore di Fondazione Ferrara Arte, si affermarono nella Parigi della Belle Époque ottenendo un successo di portata internazionale. Il primo vi giunse, per frequentare l’Académie Julian, nell’autunno del 1887 quando Boldini, più anziano di diciott’anni e lì di stanza dalla fine del 1871, era già molto famoso e aveva ripreso ad affrontare il genere del ritratto, soprattutto femminile, del quale divenne uno degli interpreti più ispirati. Mucha ammirò certamente le opere di Boldini presenti all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, dove fu a sua volta coinvolto in mostre e progetti, tra cui la decorazione del padiglione della Bosnia-Erzegovina commissionatagli dal governo austriaco. Entrambi furono straordinari cantori della bellezza e del fascino femminile: sia le donne disegnate da Mucha sia le donne dipinte da Boldini sono uniche e inconfondibili, per aspetto e carattere. Entrambi, con le proprie originali cifre stilistiche, riuscirono a dar forma all’ideale femminile del tempo presentandoci figure seducenti, eleganti, raffinate, energiche e padrone del proprio destino». 

Boldini divenne un protagonista indiscusso della mondanità generata dalla facoltosa classe aristocratica e alto borghese parigina: lo si vede dalle decine di opere (dipinti, disegni e incisioni) allestite nell’ala Tisi di Palazzo dei Diamanti e conservate nel museo dedicato all’artista, che dopo molti anni riaprirà nel 2026 nel vicino Palazzo Massari. «Il museo Boldini, prosegue sul direttore, è la più importante raccolta pubblica di opere del grande maestro e la mostra approfondisce il tema del ritratto femminile, cui il pittore, dopo aver affrontato generi molto diversi, si dedicò in maniera quasi esclusiva, e con successo, a Parigi. Lo dimostrano, tra quanto esposto, i ritratti della contessa Berthier de Leusse, della principessa Eulalia di Spagna e della misteriosa protagonista di “Fuoco d’artificio” (1890 ca), insieme alla “Signora in rosa” (1916). Accanto a essi ci sono importanti disegni a matita e carboncino, che documentano la sua prontezza nel registrare pose e attitudini e che gli sarebbero poi serviti per conferire vitalità e dinamismo ai suoi modelli. Non mancano infine i ritratti dell’autore: il bronzo realizzato da Vincenzo Gemito e il famoso “Autoritratto a sessantanove anni” oltre ad acquerelli e pastelli». 

Mucha, pochi anni dopo, nella Ville Lumière si fece subito conoscere quale autore di riferimento della cartellonistica Art Nouveau, a partire da «Gismonda», melodramma di Vittorie Sardou (1831-1908) con protagonista la celebre attrice Sarah Bernhardt (Henriette Rosine Bernard, 1844-1923), che divenne immediatamente la musa del ceco, raffigurata negli anni successivi nei cartelloni di molti spettacoli, dalla «Signora delle camelie» (1896) di Alexandre Dumas figlio (1824-95) a «Sorcière» (1903) di Karol Irzykowski (1873-1944). «Tali opere, conclude Di Natale, divennero presto emblematiche della nascente Art Nouveau e quando nel 1900 venne inaugurata l’Esposizione universale, Mucha era già considerato una delle figure di spicco del nuovo movimento artistico. Sebbene sia noto principalmente per i manifesti, Mucha fu straordinariamente poliedrico e versatile: oltre che illustratore, grafico e pittore, fu anche fotografo, scenografo, progettista d’interni, creatore di gioielli, packaging designer. Fu anche un brillante insegnante, un filosofo e un pensatore politico: era convinto che la bellezza e la forza ispiratrice dell’arte potessero favorire il progresso dell’umanità e la pace. Qui esponiamo manifesti pubblicitari e panneaux décoratifs, progetti relativi all’Esposizione parigina e ai suoi soggiorni negli Stai Uniti, sino alla produzione degli anni maturi trascorsi in Cecoslovacchia, dove rientrò nel 1910».

Giovanni Boldini, «La signora in rosa», 1916, Ferrara, Museo Giovanni Boldini. © Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea

Stefano Luppi, 03 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

A Ferrara i cantori della bellezza femminile: Boldini e Mucha | Stefano Luppi

A Ferrara i cantori della bellezza femminile: Boldini e Mucha | Stefano Luppi