Berenice Abbott, «Peggy Guggenheim nella sua galleria di New York, 1942»

© 2024 Estate of Berenice Abbott. © Ap. Foto: Tom Fitzsimmons

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Berenice Abbott, «Peggy Guggenheim nella sua galleria di New York, 1942»

© 2024 Estate of Berenice Abbott. © Ap. Foto: Tom Fitzsimmons

A Lisbona le 31 donne di Peggy Guggenheim

Il Mac/Ccb esplora l’eredità culturale e politica della storica mostra che la collezionista americana organizzò nel 1943 a New York nella sua galleria Art of This Century 

Il museo d’arte contemporanea Mac/Ccb, inaugurato a ottobre 2023, presenta dal 26 febbraio al 15 giugno la mostra «31 Women. An Exhibition by Peggy Guggenheim», curata dalla storica dell’arte spagnola Patricia Mayayo e realizzata con la Fundación Mapfre di Madrid (che l’ha accolta fino a gennaio). Il titolo non mente: il progetto ricorda e rende omaggio alla storica mostra «Exhibition by 31 Women», che la collezionista statunitense Peggy Guggenheim organizzò nella sua galleria Art of This Century di New York, nel 1943. Storica perché, in un periodo segnato dalla guerra e dall’instabilità, fu la prima negli Stati Uniti incentrata esclusivamente sul lavoro delle artiste, punto di svolta dunque nella storia dell’arte. Con una visione innovativa, Peggy Guggenheim non solo sfidò le convenzioni del suo tempo, in un panorama artistico dominato dagli uomini, ma contribuì a legittimare la creatività e il contributo femminile all’arte, mentre le donne erano state spesso liquidate come muse o compagne di artisti famosi. Non solo una celebrazione del talento femminile, dunque, ma un vero e proprio manifesto d’indipendenza artistica

A ottant’anni di distanza, il Mac/Ccb (che proprio questo mese rinnova anche la sua esposizione permanente, con opere dal 1909 al 1975) presenta una selezione di lavori di The 31 Women Collection, raccolta curata da Jenna Segal a partire dalla mostra del 1943. Vi figurano artiste europee e americane, all’epoca già affermate o talenti emergenti, molte legate al Surrealismo e all’Astrattismo, tra le quali Leonora Carrington, Frida Kahlo, Dorothea Tanning, Maria Helena Vieira da Silva, Leonor Fini, Hedda Sterne e Sophie Taeuber-Arp

La rassegna di Lisbona non si limita a un mero tributo, ma crea un dialogo tra le artiste della mostra originale e il contesto artistico contemporaneo. Presentando, oltre alle opere d’arte, anche documenti storici e materiali d’archivio, la curatrice Patricia Mayayo ripercorre la storia e l’impatto della mostra del 1943, esplorandone l’eredità culturale e politica. Il percorso è suddiviso in sezioni, che presentano alcuni dei principali assi tematici, come il rapporto con l’ambiente domestico, che si manifesta per esempio nelle oniriche nature morte di Meraud Guinness Guevara, Anne Harvey e Meret Oppenheim, e le strategie esplorate dalle artiste per affermare la propria indipendenza, scavalcando i cliché, per esempio la pratica dello sdoppiamento di Hedda Sterne e Dorothea Tanning, mentre Elsa von Freytag-Loringhoven e Leonor Fini si davano ai travestimenti stravaganti per costruirsi identità alternative, e Gypsy Rose Lee reinventava lo striptease. «Consapevoli delle sfide che dovevano affrontare per il solo fatto di essere donne, si legge in una nota del museo, queste artiste spesso andavano controcorrente utilizzando i linguaggi artistici dominanti del loro tempo: reinterpretavano i contributi del Surrealismo e dell’Espressionismo astratto per evidenziare i precetti patriarcali su cui si basavano tali movimenti». 

Luana De Micco, 21 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

A Lisbona le 31 donne di Peggy Guggenheim | Luana De Micco

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