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Una veduta di «EMO» (2023) di Anne Imhof nella galleria Sprüth Magers: per l’artista tedesca è la prima mostra a Los Angeles © Anne Imhof. Foto di Robert Wedemeyer

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Una veduta di «EMO» (2023) di Anne Imhof nella galleria Sprüth Magers: per l’artista tedesca è la prima mostra a Los Angeles © Anne Imhof. Foto di Robert Wedemeyer

A Los Angeles c’è anche Lisson

Visita lampo nelle grandi gallerie internazionali che non potevano mancare nella West Coast

Federico Florian

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Questa primavera entra nella scena dell’arte losangelina un nuovo attore, Lisson Gallery, che il 15 aprile apre un suo avamposto sulla West Coast, nel Sycamore District di Hollywood. «La città ha prodotto una straordinaria sfilza di artisti nel corso degli ultimi decenni: spero saremo in grado di arricchirne ulteriormente il paesaggio dell’arte», ha dichiarato Alex Logsdail, ceo di Lisson.

Apre con una personale dell’artista cubano-statunitense Carmen Herrera («Carmen Herrera. The 1970s: Part 2» dal 15 aprile al 26 maggio), scomparsa a 106 anni nel 2022. In mostra si può ammirare la serie pittorica «Seven Days of the Week», avviata da Herrera negli anni Settanta e ispirata ai sette giorni della settimana.

Lo spazio, su due piani per oltre 700 metri quadrati, in un ex locale gay restaurato dallo studio Ashe Leandro, tra Santa Monica Boulevard e Romaine Street, vanta la vicinanza con colleghi come Jeffrey Deitch e Matthew Marks Gallery. A due passi dal Lacma, nel 2016 aveva aperto, su Wilshire Boulevard, la galleria Sprüth Magers, in un edificio a due piani progettato alla fine degli anni Sessanta dallo studio della West Coast William L. Pereira & Associates.

Attualmente lo spazio ospita una personale di una delle artiste più cool del momento, all’undicesimo posto nella classifica Power 100 di «ArtReview»: Anne Imhof. «EMO» (fino al 6 maggio), la prima esposizione in città dell’autrice tedesca, presenta video e dipinti su alluminio all’interno di un paesaggio labirintico composto da serbatoi d’acqua accatastati: un ambiente sinistro e distopico, la cui estetica si adatta particolarmente all’atmosfera urbana di queste parti.

A downtown, in un ex mulino, aveva inaugurato sette anni fa, come Sprüth Magers, il colosso Hauser & Wirth. Qua sino al 30 aprile è allestita la doppia personale dell’ungaro-statunitense Rita Ackermann e del cinese Zeng Fanzhi. Se le esplosioni di colore della prima danno forma a misteriose composizioni, tra astrazione e figurazione, il soggetto dei dipinti di Fanzhi è perlopiù il paesaggio: nella sua nuova serie di tele monumentali le fronde degli alberi e il fogliame si trasformano in calibrati intrecci di linee e colori ispirati alla teoria neoimpressionista della miscela ottica.

Per concludere il tour tra alcune delle realtà più importanti che hanno aperto spazi nella «città degli angeli», merita una visita Gagosian, nella sua sede quasi trentennale di Beverly Hills. In galleria (fino al 22 aprile) sono visibili i nuovi dipinti collage di Urs Fischer realizzati con tecniche disparate. Le opere evocano un’esperienza connaturata alla vita di Los Angeles: quella dello spostamento, spesso tramite auto, attraverso un ambiente metropolitano frammentario e in costante ridefinizione.

Una veduta di «EMO» (2023) di Anne Imhof nella galleria Sprüth Magers: per l’artista tedesca è la prima mostra a Los Angeles © Anne Imhof. Foto di Robert Wedemeyer

Federico Florian, 13 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

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