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Ali Cherri, «Tête en terre endormie», 2023, collezione privata

Courtesy of the artist

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Ali Cherri, «Tête en terre endormie», 2023, collezione privata

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A Marsiglia l’omaggio di Ali Cherri alla verità dei falsi

L’artista libanese reinterpreta le collezioni del [mac] e invita il pubblico a interrogarsi sull’idea del museo come laboratorio vivente

Dal 6 giugno al 4 gennaio 2026 il [mac] musée d’art contemporain di Marsiglia accoglie Ali Cherri nella doppia veste di artista e curatore in occasione della mostra «Les Veilleurs», uno sguardo d’autore sulle collezioni civiche marsigliesi, dall’antichità ad oggi, messe in dialogo con le opere (video, disegni, fotografie, installazioni e assemblaggi scultorei) dell’artista libanese. Al centro della mostra si trovano due imponenti totem di Cherri, «The Gatekeepers-Fire» e «Water», acquisiti nel 2024 dai Musées de Marseille e originariamente realizzati per manifesta 13 (2020), che diventano il punto di partenza di un percorso in 80 opere, un’immersione visionaria nell’universo poetico e inquieto dell’artista libanese che da anni indaga le ferite nascoste della storia e della memoria. 

Il titolo «Les Veilleurs» (i guardiani, ma anche «coloro che vegliano») suggerisce una condizione sospesa tra sonno e coscienza. Nato a Beirut nel 1976, Ali Cherri si è formato tra il Libano e la Francia, dove attualmente vive. Il suo lavoro si ispira agli artefatti archeologici e al mondo naturale, esplora il gap temporale tra mondo antico e società contemporanea. Il trauma della guerra civile in Libano e la relazione ambigua tra restauro, rovina e identità nazionale sono temi ricorrenti nel suo lavoro. Nel 2022 è stato premiato con il Leone d’Argento alla Biennale di Venezia per la serie di sculture «Titans» esposte all’Arsenale nella collettiva «Il Latte dei sogni», curata da Cecilia Alemani. Oggi è una delle voci più originali della scena internazionale. 

A Marsiglia, Cherri invita il pubblico a interrogarsi sullo statuto degli oggetti museali e sull’idea di museo come laboratorio vivente. Maschere africane, reperti archeologici, fotografie, reliquie e manufatti sono allestiti in una scenografia semibuia e teatrale, disposti accanto alle opere dell’artista su piedistalli minimalisti, senza etichette, né gerarchie, sfuggendo così a ogni classificazione cronologica e geografica. I «Gatekeepers» di Cherri sono creature ibride che evocano animali, spiriti acquatici e mostri fantastici, assemblati con oggetti trovati in mercatini e aste. Molti frammenti che utilizza sono forse dei falsi, comprati legalmente, ma senza garanzie di autenticità, perché per l’artista anche il «falso» ha una sua verità: «Anche i falsari hanno una firma», afferma. Le figure che emergono da questi assemblaggi mescolano umano, animale, artificiale, evocando un’alterità che ci riguarda da vicino. «Attraverso questa mostra, si legge in una nota del museo, Ali Cherri segue il percorso dell’oggetto storico, dalla sua scoperta fino al suo ingresso nel mercato dell’arte o in un museo. Esplorando ciò che questi oggetti raccontano della storia, della società, della natura o della cultura, mette in luce ciò che rivelano di ciascuno: la magia con cui si trasformano in valori, feticci, idoli e totem»

Ali Cherri, «La Tête qui marche», 2024, collezione privata. Courtesy of the artist

Ali Cherri, «Lucie», 2023, collezione privata. © Ali Cherri Studio. Courtesy of the artist

Luana De Micco, 03 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

A Marsiglia l’omaggio di Ali Cherri alla verità dei falsi | Luana De Micco

A Marsiglia l’omaggio di Ali Cherri alla verità dei falsi | Luana De Micco