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Una veduta della mostra «I mobili del re» nella Sala delle Nicchie a Palazzo Pitti, Firenze

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Una veduta della mostra «I mobili del re» nella Sala delle Nicchie a Palazzo Pitti, Firenze

A Palazzo Pitti i protagonisti sono «i mobili del re»

La Sala delle Nicchie ospita la prima di una serie di mostre-allestimento con capolavori di mobilio che testimoniano le diverse dinastie che si sono alternate nel palazzo fiorentino

Laura Lombardi

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La Sala delle Nicchie al primo piano di Palazzo Pitti, a Firenze, è stata scelta dal direttore Simone Verde per esporre a rotazione, con mostre che dureranno vari mesi, capolavori di mobilio provenienti delle collezioni del palazzo, riallestite da Verde, con la curatela di Alessandra Griffo, circa un anno fa. La prima di queste mostre/allestimento (iniziative che sono occasioni per restauri con eventuali sponsorizzazioni) è «I mobili del re» che, dal 4 dicembre, riunisce alcuni pezzi pregevoli conservati nelle sale del secondo piano o nei magazzini. «Si tratta di uno dei primi progetti che ho presentato dopo il mio insediamento, spiega Simone Verde, perché sono consapevole e convinto dell’importanza del patrimonio mobiliare racchiuso in queste sale e che spesso, nella gerarchia della storia dell’arte italiana, tendiamo a marginalizzare: un simbolo dei molti lavori che stiamo svolgendo a Pitti. È stata ripensata e aggiornata l’illuminazione di alcune sale, interamente restaurato il pavimento della Sala Bianca, dov’è anche in partenza un intervento di recupero degli stucchi; senza dimenticare gli interventi nel Giardino di Boboli con un investimento di circa 12 milioni di euro. Sono lavori che faranno del palazzo il centro dello splendore mediceo fiorentino. La mostra “I mobili del re” si trova all’inizio del percorso che porta agli Appartamenti Reali al secondo piano, dove sono altri capolavori ricomposti, seguendo gli inventari dell’allestimento del 1911, da Enrico Colle, circa tre decenni fa. Colle, infatti, ha partecipato all’allestimento di questa sala».

Mobili reali che testimoniano delle diverse dinastie che si sono alternate nel palazzo: i Medici, i Lorena, Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, i Borbone, nuovamente i Lorena e poi i Savoia. Troviamo così il tavolo mediceo intarsiato da Leonardo Van der Vinne, con un motivo floreale al centro, che avrà grande diffusione anche nella Francia di Luigi XIV. Oppure la pregevole commode con lacche cinesi, manifattura francese anonima dell’ultimo terzo del Settecento, che testimonia il gusto della chinoiserie in un orizzonte già globale. Quando è chiusa, pare un cilindro ma poi «esplode» (e noi così la vediamo), la scrivania da viaggio, in stile impero, firmata dall’ebanista Giovanni Socci e datata 1808, commissionata da Maria Luisa di Borbone regina di Etruria (dopo l’esilio dei Lorena). Il ritorno dei Lorena è invece siglato dal modello di poltrone con due varianti a scelta, da presentare al sovrano impegnato a riallestire la reggia dopo la parentesi imperiale. «La particolarità delle collezioni di mobilio di Palazzo Pitti, spiega Enrico Colle, è l’essere l’unico museo in cui si possono seguire tutte le vicende della realizzazione di un mobile: un esempio è il tavolo lorenese della fine del Settecento, portato da Maria Luisa di Borbone a Lucca e da lì a Parma dove, negli anni Quaranta dell’Ottocento, sarà posto con una sontuosa base dorata in stile neorococò». I Savoia, dopo l’Unità, riporteranno quel mobile a Firenze, nella reggia di Pitti, che arrederanno con stile eclettico, sintesi delle maniere del passato, mescolando pezzi antichi e nuovi.

Una veduta della mostra «I mobili del re» nella Sala delle Nicchie a Palazzo Pitti, Firenze

Una veduta della mostra «I mobili del re» nella Sala delle Nicchie a Palazzo Pitti, Firenze

Laura Lombardi, 04 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

A Palazzo Pitti i protagonisti sono «i mobili del re» | Laura Lombardi

A Palazzo Pitti i protagonisti sono «i mobili del re» | Laura Lombardi