Dal 18 febbraio al 25 maggio, il Musée national Picasso di Parigi presenta «Arte “degenerata”. L’arte moderna sotto processo durante il nazismo», prima occasione francese che esplora e mette in prospettiva il metodico attacco del regime hitleriano alle tendenze ritenute in contrasto con le concezioni naziste.
Nel 1937, per volontà di Adolf Hitler, a Monaco di Baviera fu organizzata da Joseph Goebbels «Entartete Kunst» (arte degenerata), mostra in cui furono esposte oltre 600 opere di un centinaio di esponenti delle principali correnti moderne non approvate dal Führer e pertanto confiscate alle principali istituzioni tedesche. Da Otto Dix a Ernst Ludwig Kirchner, da Vasilij Kandinskij a Emil Nolde, da Paul Klee a Max Beckmann, l’allestimento fu pensato per suscitare disgusto nel pubblico e per educarlo a riconoscere gli artisti denigrati dal regime. Tra questi anche Vincent van Gogh, Marc Chagall e Pablo Picasso, caso esemplare di «artista degenerato». La mostra itinerante (fece poi tappa a Berlino, Lipsia, Düsseldorf, Weimar, Halle, Vienna e Salisburgo) aveva lo scopo di denunciare le avanguardie artistiche, percepite come minaccia alla «purezza» tedesca.
Attraverso una selezione di lavori esposti in tale circostanza e quelli confiscati durante la campagna di «epurazione» dei musei, l’esposizione parigina fornisce un quadro dell’ampia gamma di movimenti e artisti presi di mira: ogni opera è diretta testimone di quel segmento di storia che ha coinvolto anche l’arte. Oltre agli autori più conosciuti, saranno proposti anche artisti ebrei, tra i più violentemente colpiti, come Jankel Adler, Ludwig Meidner, Hanns Katz e Otto Freundlich.