Da sinistra, «Ritratto d’uomo» (1600 ca) di El Greco e «Busto d’uomo con cappello» (1970) di Pablo Picasso

© Foto Michel Bourguet/Musée de Picardie; © Grand Palais Rmn (musée national Picasso-Paris)/Adrien Didierjean © Succession Picasso 2024

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Da sinistra, «Ritratto d’uomo» (1600 ca) di El Greco e «Busto d’uomo con cappello» (1970) di Pablo Picasso

© Foto Michel Bourguet/Musée de Picardie; © Grand Palais Rmn (musée national Picasso-Paris)/Adrien Didierjean © Succession Picasso 2024

A Parigi la voracità insaziabile di Picasso

Al Musée Picasso le molteplici fonti del grande artista spagnolo attraverso accostamenti con opere da El Greco a Poussin

Picasso era affamato di immagini. Lungo tutta la sua vita, il maestro di Malaga raccolse migliaia di foto, libri illustrati, riviste, manifesti, cartoline che costituivano il suo «museo immaginario». Questi immensi archivi sono conservati al Musée Picasso di Parigi, che possiede anche la collezione d’arte personale dell’artista. Ed è da queste fonti che il museo del Palazzo Salé ha attinto per realizzare la mostra «Picasso Iconophage», presentata dall’11 giugno al 15 settembre, con prestiti anche dal Louvre, dalla Bibliothèque nationale de France e numerosi altri musei francesi, oltre che dal Museo Reina Sofía e dalla Fundación Almine y Bernard Ruiz-Picasso di Madrid. 

El Greco, Goya, Rembrandt, Manet, Poussin, Velázquez, Délacroix, i riferimenti nell’opera di Picasso (1881-1973) sono molteplici. L’artista conosceva bene i classici, era un assiduo visitatore del Louvre ed è nota la sua reale passione per l’arte detta «primaria». «L’accumulo di questo ricco repertorio iconografico è sintomatico di un nuovo modo di pensare l’immagine, svincolato dal campo artistico e dal tempo storico. Tuttavia, scrive il museo in un comunicato, nel lavoro di Picasso non c’è alcuna citazione letterale: le sue variazioni sui dipinti dei grandi maestri sono soprattutto decostruzioni; le sue forme e composizioni sono sempre ibride». Le due curatrici della mostra, Cécile Godefroy, responsabile del Centro studi del museo, e Anne Montfort-Tanguy, conservatrice al Musée national d’art moderne, sono andate a cercare queste «citazioni» intorno a quattro tematiche centrali nell’opera di Picasso: l’eroe, il Minotauro, il voyeur e il moschettiere. Sono allora allestiti, l’uno accanto all’altro, il «Ratto delle Sabine» che Nicolas Poussin dipinse nel 1637-38 (prestato dal Louvre) e l’omonimo quadro che Picasso, ispirandosi alla storia di Roma, realizzò nel 1962 al momento della crisi dei missili di Cuba. Nel dipinto non mancano riferimenti anche alla tela di Jacques-Louis David «Le Sabine» (1799) e a un altro quadro di Poussin «La Strage degli innocenti» (1625-29). Sono esposti l’uno accanto all’altro anche «Il ritratto di un uomo» (1600 ca) di El Greco (prestato dal Musée de Picardie di Amiens), e «Busto d’uomo col cappello», tela di Picasso del 1970 (prestato dal Musée des Beaux-Arts di Rennes). Ma per la figura del moschettiere Picasso si ispirò anche al Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, di cui possedeva diverse edizioni illustrate. Nel 1960, calando l’artista e lo spettatore nel stesso ruolo del voyeur, Picasso dipinse poi un «Déjeuner sur l’herbe» che rivisita Manet.

«Il ratto delle Sabine» (1637-38) di Nicolas Poussin. © GrandPalaisRmn (musée du Louvre) / Tony Querrec

«Il ratto delle Sabine» (1962) di Pablo Picasso. © Centre Pompidou, Mnam-Cci, Dist. GrandPalaisRmn / Christian Bahier / Philippe Migeat © Succession Picasso 2024

Luana De Micco, 10 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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