Lidia Panzeri
Leggi i suoi articoliPer restituire l’identità originaria al bell’edificio gotico del XV secolo, oggi sede del Museo di Palazzo Fortuny, e far sì che la luce naturale attraversi tutto lo spazio, sono state riaperte le otto finestre prospicienti il campo San Beneto e il rio Michiel, al primo e al secondo piano.
Al primo piano nobile riapre l’abitazione di Mariano Fortuny, essenziale nell’arredo, ma ricca dei suoi dipinti e di quelli di altri autori (comprese le opere del padre), di ritratti (tra cui un delizioso carboncino della moglie Henriette), dei plissettati «delphos», di statue o loro copie in gesso, persino di scintillanti armature.
«Altro che passatista, un innovatore di frontiera», chiosa Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici. Di particolare rilievo è la sala Wagner: è proprio a Wagner che Fortuny deve la scoperta delle sue potenzialità come scenografo.
Per tutto questo, in vista dell’apertura attesa per il 5 marzo, occorreva un’innovativa illuminazione che trova il suo apice nella cupola, a luce indiretta, diffusa e regolabile. Al secondo piano sono collocati gli atelier di fotografia (compresi video sperimentali), di moda e di scenografia, per cui ci si è avvalsi della consulenza di Pier Luigi Pizzi.
Novità assoluta: il terzo piano sarà dedicato all’attività didattica. Il piano terra, restaurato dopo l’alluvione del 12 novembre 2019, grazie a Pam, sarà lo spazio dedicato all’arte contemporanea. Per il momento ospita le opere della collezione Panza di Biumo a cui seguiranno mostre inedite. Ulteriore novità sarà l’apertura del museo non più solo stagionale ma protratta per tutto l’anno.
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