Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliNato a Rosario, in Argentina, nel 1899, scomparso a Comabbio, nel varesotto, nel 1968, si stima che nella sua carriera Lucio Fontana abbia realizzato circa 10mila opere. Padre dello Spazialismo, nel 1946 firma il «Manifesto Blanco», con il quale trasforma per sempre l’essenza stessa della pittura e della scultura affrancandole dai vincoli della materia e del soggetto, astratto o figurativo che fosse, per restituirle alla dimensione infinita dello spazio e del tempo. È unanimemente riconosciuto dalla critica tra gli artisti del Novecento più influenti al mondo, senza il suo rivoluzionario apporto sarebbe difficile immaginare molte delle principali neoavanguardie, dall’Informale al Minimalismo, all’Arte concettuale. Le sue opere sono una garanzia anche per il mercato, rivelandosi da sempre un solido investimento che mette i collezionisti al riparo da mode, speculazioni e turbolenze. Esposta e studiata da decenni a tutte le latitudini, l’opera di Fontana è tutelata e valorizzata dalla Fondazione Lucio Fontana, istituita nel 1982 dalla moglie dell’artista Teresita Fontana, che già nel 1970 ne aveva costituito l’Archivio. Tra le tante attività con cui la Fondazione opera, mostre, prestiti, cataloghi ragionati e autenticazioni, vi è l’organizzazione di convegni internazionali di studio.
Il prossimo è giovedì 5 e venerdì 6 dicembre a Venezia, promosso e ideato dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini e dalla Fondazione Lucio Fontana con il sostegno di Intesa Sanpaolo. S’intitola «Lucio Fontana. Origini e immaginario» ed è incentrato sugli studi più recenti dedicati all’artista, indagini inedite che spaziano da letture storiche e critiche ad aspetti tecnici e conservativi. «Il convegno riconferma l’interesse manifestato dalla Fondazione Giorgio Cini nei confronti del maestro italo-argentino, protagonista di diversi momenti di approfondimento ospitati e promossi dall’istituzione veneziana: la “Mostra di Disegni e Opere Grafiche di Lucio Fontana” già nel 1972; il convegno del 2014 “Arte figurativa e arte astratta 1954-2014” e la borsa di studio “Lucio Fontana, periodo argentino: monumenti progetti e opere” bandita nel 2022 nuovamente in stretta sinergia con la Fondazione Lucio Fontana», spiega Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte che ospiterà le due giornate di studio con tanti importanti ospiti internazionali e due macro temi: l’immaginario all’origine dell’opera di Fontana e i luoghi cui si lega l’attività dell’artista.
«L’opera vitale e inventiva di Lucio Fontana si estende e sviluppa in un ampio arco di tempo che dagli anni Venti raggiunge il termine degli anni Sessanta del XX secolo», precisa Silvia Ardemagni, presidente della Fondazione Lucio Fontana. A indagarne le radici futuriste sarà la storica e critica d’arte Ester Coen, docente di storia dell’arte contemporanea all’Università degli studi dell’Aquila; il rapporto con Arturo Martini sarà invece oggetto dell’intervento di Nico Stringa, già docente all’Università Ca’ Foscari a Venezia e autore, tra l’altro, del catalogo ragionato delle sculture di Martini; a condurre un affondo sulla scultura ceramica di Fontana sarà invece Valerio Terraroli, professore ordinario all’Università degli Studi di Verona; mentre Francesco Tedeschi, docente all’Università Cattolica di Milano e autore di numerosi saggi, analizzerà rapporto tra l’opera di Fontana e l’astrattismo italiano ed europeo. Tra gli ospiti della prima sessione anche Giovanni Bianchi, dell’Università degli studi di Padova, con un approfondimento sulla stagione spazialista.
Ai luoghi fontaniani saranno poi dedicati vari interventi. Il primo è della storica dell’arte Daniela Alejandra Sbaraglia e di Lorena Mouguelar dell’Universidad Nacional de Rosario, che illustreranno gli anni della formazione e gli esordi nella Rosario degli anni Venti e il relativo clima culturale. Successivamente toccherà all’Italia, spaziando dalla frequentazione delle fornaci di Albisola (Luca Bochicchio, Università degli Studi di Verona) alla Torino degli anni Sessanta (Giorgina Bertolino) alle numerose Biennali di Venezia (Sileno Salvagnini, Accademia di Belle Arti di Venezia). E a proposito di Biennale, una parte del convegno sarà dedicata alla fortuna espositiva di Fontana, a cominciare dalle numerose mostre in Europa e negli Stati Uniti che ne hanno consacrato il successo sin dagli anni Cinquanta e Sessanta (via via analizzate da Paolo Campiglio, Silvia Bignami, Francesca Pola, Stefano Turina). Ad analizzare gli aspetti conservativi sarà invece la restauratrice Barbara Ferriani. Da segnalare, ancora, l’intervento di Luca Pietro Nicoletti (Università degli Studi di Udine) che ripercorrerà le prime letture critiche del suo lavoro, raccontando in particolare l’interpretazione fondante di Enrico Crispolti, scaturita alla mostra «Omaggio a Fontana» del 1963. E poi ancora Francesco Guzzetti, Chogakate Kazarian, Marina Pugliese e Cristina Beltrami, quest’ultima ribadirà il ruolo primario di Fontana scultore, partendo dalla mostra «Lucio Fontana. Scultpture», curata da Luca Massimo Barbero nella stessa sede newyorkese di Hauser & Wirth, che nel 1961 ospitò la prima personale statunitense dell’artista. Da ricordare infine l’intervento dell’artista Gianni Caravaggio dedicato ai Concetti spaziali.
«Il convegno, in collaborazione con la Fondazione Cini, rinsalda il legame tra queste istituzioni e intende stimolare e presentare nuovi studi e nuove letture dell’artista, così come indagare le ragioni del suo attuale posizionamento nel panorama globale delle arti contemporanee. I temi che verranno affrontati e gli studiosi di diverse generazioni coinvolti offriranno dunque un importante contributo coerente con la mission della Fondazione Lucio Fontana, con la sua politica culturale e con le iniziative che ci vedranno coinvolti anche nel prossimo futuro», conclude Silvia Ardemagni.
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