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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliÈ curata da un collettivo di artisti guidato da Sandra Gianfreda e Cathérine Hug e si avvale per l’exhibit design dell’apporto di Nicolas Party la mostra «A proposito di Hodler. Prospettive attuali su un’icona» che la Kunsthaus dedica dall’8 marzo al 30 giugno a Ferdinand Hodler (1853-1918), pittore secessionista che spesso ritrasse le classi più umili e il mondo del lavoro venendo considerato in vita provocatorio e di rottura, per poi essere riscoperto negli anni Ottanta come emblema dei valori nazionali e tradizionali svizzeri.
Per il museo è l’occasione di valorizzare la propria collezione di opere del maestro, la più cospicua insieme a quella del Musée d’art et d’histoire di Ginevra, e di affiancarla a lavori di altre collezioni pubbliche e private. Obiettivo della mostra è, secondo le curatrici, «interrogarsi sull’attualità di un pittore tuttora considerato, nonostante il concetto ormai superato, “artista nazionale”, mettendo in contrapposizione interpretazioni riduttive e cliché con l’ampia varietà della sua opera sul piano formale, culturale e politico. È il primo progetto espositivo a discostarsi da una ricezione strettamente estetica e da una storiografia di stampo nazionalista. Per sensibilizzare sull’attualità di questo “santo patrono” svizzero, abbiamo messo in dialogo alcuni artisti contemporanei con Hodler attraverso opere già esistenti o realizzate appositamente per la mostra».
Circa 60 capolavori del maestro sono posti in stretta relazione con una trentina di opere contemporanee, tra cui «Grand nuage jaune et gris» di Caroline Bachmann, ispirato a «Paesaggio a Caux con nubi ascendenti» di Hodler (entrambi nelle collezioni della Kunsthaus), o «Je suis une femme pourquoi pas vous?» del gruppo Relax (chiarenza & hauser & co), che cita direttamente e provocatoriamente il celebre «Idillio del boscaiolo».
I nuclei tematici della mostra sono quattro: paesaggi, fisicità, appartenenze, enigmaticità/trascendenza. Declinati al presente, questi temi offrono agli artisti contemporanei spunti di riflessione su problematiche oggi attualissime come il cambiamento climatico, l’uso delle risorse, la rappresentazione del corpo umano anche in relazione al moderno concetto di «identità fluida», e il contrasto tra globalizzazione e bisogno di appartenenza/consapevolezza delle proprie radici. Il programma prevede anche tre performance appositamente concepite da Nils Amadeus Lange, Izidora I LETHE e Latefa Wiersch.

«Il banchetto dei ginnasti» (1877/1878), di Ferdinand Hodler (particolare). Kunsthaus Zürich, 1916

«Anthurium» (2023) di Sabian Baumann. Cortesia di Sabian Baumann. © Sabian Baumann
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