«La mostra offre una prospettiva diversa sull’arte moderna. Opere di artisti come Käthe Kollwitz, Edvard Munch ed Egon Schiele sono accostate a opere del tardo Medioevo e del Rinascimento, evidenziando come alcuni temi e patemi che caratterizzano il periodo gotico siano riemersi nell’arte nordeuropea di fine Ottocento e inizio Novecento. Grazie a più di 200 opere provenienti dalle collezioni del Museo Nazionale e delle nostre istituzioni partner Ateneum di Helsinki e Albertina di Vienna, oltre a prestiti giunti da vari musei di tutta Europa, la mostra individua un “Modernismo gotico” compreso tra 1875 e 1925, affrontando temi che spaziano da morte, fede e sessualità a comunità e ruoli sociali».
È quanto affermano le curatrici Vibeke Waallann Hansen e Cynthia Osiecki a proposito della mostra «Gothic Modern. Dall’oscurità alla luce», allestita dal 27 febbraio al 15 giugno nel Museo Nazionale della Norvegia. Ammirata da pittori e scrittori per il suo potere di suscitare forti emozioni, l’estetica gotica è stata spesso fonte di ispirazione per gli artisti moderni, come dimostrano Georg Minne, Akseli Gallen-Kallela, Max Beckmann, Ernst Ludwig Kirchner ed Ernst Barlach, all’origine di un «altro» Modernismo la cui sensibilità appare affine a quella di pittori antichi come Hans Holbein il Giovane, Albrecht Dürer o Lucas Cranach il Vecchio, esposti in mostra.
Spesso associato a sensazioni di oscurità e misticismo, spaventoso e inspiegabile, il Gotico abbraccia infatti un senso di alterità che lo rende una cultura diversa e spesso in opposizione a quella prevalente, molto affine a sensibilità novecentesche come quella, ad esempio, del James Joyce di Gente di Dublino (1914). La mostra si suddivide in sette sezioni tematiche: «Viaggio nel Gotico», «Pellegrini d’arte», «Incontri con la Morte», «Sodalizi», «Variazioni sul Gotico», «Dall’amore al dolore», «Tra luce e buio». Tra danze macabre antiche e moderne (si vedano ad esempio quella immaginata nel 1493 dal tedesco Michael Wolgemut a confronto con «Danza sul molo» di Hugo Simberg, del 1899) e memento mori che apparentano ad esempio l’«Autoritratto con la Morte che suona il violino» di Arnold Böcklin (1872) e il «Giovane uomo con teschio» di Luca di Leida (1519), spiccano capolavori come l’inquietante «Vampiro» di Munch, esemplare del suo tormentato rapporto con il mondo femminile, proveniente dal Göteborgs konstmuseum, o il piccolo, modernissimo e irriverente «Scheletro con sigaretta accesa» (1886) di Vincent van Gogh, proveniente dalla Fondazione Van Gogh di Amsterdam.
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Michael Wolgemut, «Danza della morte dalla Cronaca di Norimberga», 1493 ca. Foto: Ernst Bjerke