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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliModena. Si svolgono oggi, 26 aprile, a Modena, città dove viveva dal 1960, i funerali del pittore ferrarese Alberto Cavallari, 91 anni, scomparso domenica scorsa.
La storia umana e professionale di Cavallari era profondamente legata alle vicende della seconda guerra mondiale e ai fatti che portarono alla Liberazione. L’artista, infatti, divenne noto per avere realizzato in vari lager tedeschi, da Neubrandenburg a Uttingen, da Treviri a Creutzwald, da Sarreguemines (nella Francia Nord-orientale) a Limburgo fino a Buchenwald, dove fu detenuto dal 1943 al 1945, decine di disegni legati alle terribili condizioni di vita nei campi. Questi fogli, in tutto 56, sono da alcuni anni stati donati al Museo del Deportato di Carpi (Mo) e raffigurano scene di estremo realismo di quei terribili luoghi così simili a gironi infernali.
Cavallari raccontava così la sua odissea e la possibilità di realizzare questi piccoli disegni grazie a materiali di fortuna: «Un viaggio, il primo di tanti spostamenti nei lager, che avvenne in vagone bestiame, con sosta a Linz (Austria) per avere dell'acqua. Arrivammo a Neubrandeburg, dove trovammo russi, polacchi e francesi. Due mesi nel campo di smistamento, dove abitavo vicino a baracche di polacchi con bambini. Alle guardie chiedevo pezzi di carta, una matita o un po' di inchiostro, come promessa di un ritratto personale, dei loro familiari e perfino di Hitler».
Finita la guerra, Cavallari svolse la professione artistica, realizzando una cinquantina di mostre personali (tra cui nel 1974 «Dai lager tedeschi e al Delta del Po» a Palazzo dei Musei di Modena e Palazzo dei Diamanti di Ferrara). Frequentò, negli anni Cinquanta, il pittore Antonio Ligabue e lavorò anche con il ferrarese Carlo Rambaldi, il padre di E.T.

Alberto Cavallari, Prigioniero ucciso a colpi di pistola a Sarreguemines, acquarello su carta da pacchi, Carpi, Musei di Palazzo dei Pio-Museo Monumento al Deportato
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