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Betty Danon, «GreenSounds», 1978, Napoli, Galleria Tiziana Di Caro

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Betty Danon, «GreenSounds», 1978, Napoli, Galleria Tiziana Di Caro

Al Castello di Miradolo fioriscono erbari d’autore

Una trentina di esemplari ottocenteschi di collezioni pubbliche e private sono accostati a opere di artisti contemporanei, da Calzolari a Merz, da De Pisis a Penone

L’immaginario degli artisti da sempre si intreccia agli erbari, i testi di botanica illustrati: tali trattati, infatti, accompagnano da moltissimo tempo la storia occidentale, da oltre 2mila anni se prendiamo come riferimento il primo noto, l’erbario di Crateua, medico del re del Ponto Mitridate IV Eupatore (120-63 aC). Se questo è il primo di cui si ha notizia documentaria, il più antico erbario originale dotato di immagini dipinte è invece conservato a Vienna, realizzato nel 512 d.C, probabilmente a Costantinopoli, capostipite di molti altri che hanno conquistato notorietà: dal cosiddetto «Erbario Carrarese» della British Library di Londra, realizzato a Padova nel 1390-1404 allo «Pseudo Apuleio» della Biblioteca storica di medicina e botanica di Padova, dal celeberrimo erbario del naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi (1522-1605) fino agli esemplari dei secoli seguenti, quando via via si affina la rappresentazione di erbe, piante e fiori, metodologia che si occupa di collezione, classificazione, catalogazione, studio, memoria del mondo naturale. Ma nel XX secolo la riflessione degli autori riguardo gli erbari si fa intensa e variegata, come illustra «Di erbe e di fiori. Erbari d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage», mostra allestita nel Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo (To) dal 22 marzo al 22 giugno (a cura dello staff di Fondazione Cosso e da Roberto Galimberti).

Il percorso affianca una trentina di erbari di collezioni private e pubbliche (Museo Botanico dell’Università di Padova, Museo di Storia Naturale di Genova, Fondazione Piero Gilardi di Torino e Museo Valdese di Torre Pellice, To), ossia quelli di Carlo Allioni, Basilius Besler, Carlo Lupo, Edouard Rostan, Camillo Sbarbaro, Ada e Alfonso Sella (realizzati tutti ante XIX secolo, tranne l’ultimo, riunito nel 1954-84), a lavori di Vincenzo Agnetti, Björn Braun, Pier Paolo Calzolari, Chiara Camoni, Adelaide Cioni, Betty Danon, Filippo De Pisis, Piero Gilardi, Wolfgang Laib, Ugo La Pietra, Christiane Löhr, Mario Merz, Helena Mirra, Richard Nonas, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Robin Rhode, Thomas Schütte, Alessandra Spranzi e Michele Zaza. Tra quanto ordinato nelle sale del castello, ad esempio, il lavoro di De Pisis (1896-1956), raccoglitore a sua volta di un erbario di oltre mille campioni, permette di comprendere la genesi dell’accuratezza dei suoi fiori, mentre una contaminazione tra natura e musica si vede nella serie «Green sounds» (1978) dell’artista concettuale Betty Danon (1927-2002). Se Christiane Löhr (Wiesbaden, Germania, 1965) crea le sue sculture leggere e impalpabili a partire da materiali naturali, come semi, baccelli, steli erbacei, crini di cavallo, Calzolari (Bologna, 1943) utilizza, come si vede anche qui, elementi naturali fortemente deteriorabili (sale, piombo, foglie di tabacco, muschio, petali di trifoglio) accostandoli a prodotti tecnologici. A partire dalla metà degli anni Sessanta Gilardi (1942-2023) propone i suoi riconoscibilissimi tappeti-natura, dedicati al rapporto tra il naturale e le pulsioni umane. A completare la rassegna è un’inedita installazione sonora, a cura del progetto artistico «Avant-dernière pensée», dedicata a «In A Landscape» (1948) di John Cage (1912-92).

Stefano Luppi, 22 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Al Castello di Miradolo fioriscono erbari d’autore | Stefano Luppi

Al Castello di Miradolo fioriscono erbari d’autore | Stefano Luppi