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Maurita Cardone
Leggi i suoi articoliChe la si chiami fiber art o arte tessile, sembra esserci ormai consenso sul fatto che si tratti di una delle correnti dell’arte contemporanea più vivaci del momento. La tendenza è forse trainata da una recente generale rivalutazione delle arti tradizionali, tirate fuori dalla limitante categoria dell’artigianato per entrare in quella, appunto, dell’arte. E sono tanti gli artisti che affidano a materiali e tecniche del tessile la propria espressività. A questa tendenza e alle sue radici dà spazio il MoMA di New York con la mostra, in programma dal 20 aprile al 13 settembre, «Woven Histories: Textiles and Modern Abstraction», che approfondisce le intersezioni tra tessile e astrazione nel corso dello scorso secolo. La mostra promette di ridefinire la nozione tradizionale di tessitura e il suo ruolo nello sviluppo dell’arte moderna, esplorando le sovrapposizioni tra arte, artigianato e moda.
Con circa 150 opere in vari media, tra cui tessuti, fili, cesteria, ma anche pittura, disegno, scultura e multimedialità, la mostra mette in discussione l’idea che questi materiali siano indissolubilmente legati alla propria funzione e relegati nell’ambito dell’artigianato, mostrando le diverse forme che spaghi, fibre, fili, tessuti, corde, orditi e trame hanno assunto nelle mani degli artisti astratti negli ultimi 100 anni. La mostra si sviluppa cronologicamente, partendo dai pionieri dell’inizio del XX secolo che hanno trasformato l’arte moderna attraverso la loro esplorazione dei tessuti.

Anni Albers, «Tapestry», 1948
Attingendo alla collezione del MoMA, la mostra riesce a rintracciare il legame tra arte tessile e avanguardie dell’inizio del ’900 attraverso il lavoro di artisti come Gunta Stölzl, di cui è esposto «Wall Hanging» (1924), e Anni Albers, i cui «Free-Hanging Room Dividers» (1940 ca) fecero storia: entrambe, a distanza di qualche anno l’una dall’altra, si avvicinarono all’arte tessile nella scuola del Bauhaus. Da quelle prime sperimentazioni, la mostra delinea una traiettoria che, passando per gli anni Sessanta e Settanta e per artisti come Gego, Lenore Tawney ed Ed Rossbach, arriva alle opere contemporanee di artisti come Igshaan Adams, Rosemarie Trockel e Andrea Zittel. Molti i nomi noti anche al grande pubblico, come Jeffrey Gibson, che ha rappresentato gli Stati Uniti all’ultima Biennale di Venezia, Liz Collins, che ha esposto nella mostra principale della stessa Biennale, o come Diedrick Brackens, le cui iconografia e tecnica tracciano una linea di collegamento con l’Africa. Molti artisti espongono al MoMA per la prima volta, tra cui Shan Goshorn, Yvonne Koolmatrie, Ellen Lesperance, Carole Frances Lung e Marilou Schultz.
Inevitabilmente e per sua natura, l’arte tessile porta con sé questioni legate al lavoro, all’identità femminile e alla produzione industriale, facendo di questo medium un ideale ponte tra vita e arte. Diffuse in tutto il mondo e in tutte le culture, le arti e tecniche tessili, offrono una prospettiva e un linguaggio globali pur se radicati nel locale. In queste opere, la materialità e la tecnica sono parte integrante del lavoro, assumendo un valore pari a quello di forma e contenuto. Organizzata dalla National Gallery of Art di Washington, in collaborazione con le altre istituzioni, la mostra è già stata esposta al Los Angeles County Museum of Art, alla National Gallery of Art di Washington, DC e alla National Gallery of Canada di Ottawa, ma per la presentazione del MoMA, che sarà l’ultima iterazione, si arricchisce di diverse opere nuove, mai esposte in altre sedi, come alcune delle opere di Gunta Stolzl e Anni Albers.

Gego, «Weaving», 1989