Stephen Jones (2024)

© Koto Bolofo

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Stephen Jones (2024)

© Koto Bolofo

Al Palais Galliera di Parigi un Diavolo per cappello

170 modelli di Stephen Jones, lo stilista britannico più «frenchy» che ha tramutato il copricapo nell’accessorio più folle e stravagante, amato da Lady Gaga e Grace Jones, Lady D e le star hollywoodiane 

«Il cappellaio più matto del pianeta», scriveva di lui nel 1986 la rivista francese Lgbt «Gai Pied Hebdo». Stephen Jones ha posato sulle teste di tante celebrità cappelli a forma di Tour Eiffel, di escarpin di velluto col tacco insolente all’insù, di testa d’elefante in tweed, di bambolina Barbie e persino di Saturno, il pianeta con gli anelli: spettacolare? Deliziosamente frivolo? Estroso? Stravagante? Un’opera d’arte in sé. 

Per la prima volta il Palais Galliera, il museo parigino della moda, espone più di 170 modelli creati dallo stilista britannico, accompagnati da schizzi, fotografie, appunti nella retrospettiva «Stephen Jones. Cappelli d’artista» (dal 18 ottobre al 16 marzo 2025), tutta dedicata all’accessorio di moda senza il quale, diceva il grande Christian Dior, «una donna non è completamente vestita». Ed eccoci dunque a sognare e fare finta di essere di volta in volta Dita von Teese, Lady Gaga, Grace Jones e perché no Lady D

«I cappelli hanno sempre fatto parte di quello che sono, ha raccontato Stephen Jones in occasione della mostra parigina. In città mio padre portava la bombetta in feltro di castoro, mia madre sfoggiava sciarpe di seta anni ‘50 e mia nonna cappelli ornati di fiori colorati. Grazie al suo amore per l’arte e i giardini, mia madre mi ha trasmesso un certo fascino per l’apparenza. Da bambino, mi portava alla Walker Art Gallery di Liverpool, alla Lady Lever Gallery di Port Sunlight, al Giardino di Bodnant nel Galles del Nord, spiegandomi colori, modelli e simbologie nel tempo e nello spazio. Dall’età di sette anni sono affascinato dalla linea di bellezza serpeggiante teorizzata da William Hogarth, la cui forma è quella della mia iniziale, la lettera S». 

Stephen Jones è nato a Liverpool nel 1957, l’anno della morte di Christian Dior. Nel ’76 si è iscritto alla Saint Martins School of Art di Londra, frequentata anche da John Galliano e Alexander McQueen. «I cappelli sono entrati nella mia vita per vie traverse, racconta ancora. Ero un tale caso disperato che il mio insegnante di cucito, Peter Lewis-Crown, mi propose uno stage da Lachasse, la sua celebre maison». La conquistò con un cappello improbabile realizzato modellando una vecchia camicetta di crêpe azzurra della sorella su una scatola di cereali e decorandola con fiori di plastica. Il resto è storia, che la mostra parigina ripercorre tutta. La prima collezione di cappelli disegnata per Fiorucci nel 1979; la prima boutique aperta a Londra nel 1980; l’amicizia con Boy George. E poi le fotografie in bianco e nero di Richard Avedon e Irving Penn su «Vogue», i classici hollywoodiani con Greta Garbo, Bette Davis, Audrey Hepburn; le collaborazioni con grandi marchi e stilisti dell’alta moda: Jean Paul Gaultier, Thierry Mugler, Vivienne Westwood, John Galliano, Azzedine Alaïa, Comme des Garçons, Maria Grazia Chiuri, Louis Vuitton. Non manca, ovviamente, l’ingresso chez Dior nel 1996. E naturalmente Parigi, scoperta quando era ancora studente: «Parigi per me era un sogno in technicolor, l’esatto opposto della mia infanzia passata vicino al mare grigio del nord-ovest dell’Inghilterra, racconta. La frivolezza dell’arte e del design francese eclissava il rigore di un’educazione gallese segnata dal calvinismo presbiteriano. Ero entusiasta dei pasticcini francesi, delle carrozze Sprague-Thomson di prima classe del metrò, del Louvre e del Musée Carnavalet». Stephen Jones si definisce un «autentico Franglais». E Parigi non si lascia scappare l’occasione per ricambiare: «Diventato il più frenchy dei modisti inglesi, Stephen Jones, ha scritto il Palais Galliera in una nota, personaggio imprescindibile della moda parigina, le ha infuso tutta la sua creatività e audacia».

Luana De Micco, 16 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Al Palais Galliera di Parigi un Diavolo per cappello | Luana De Micco

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