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Alcuni de frammenti lapidei della «navis lapidaria» scoperta al largo della costa ragusana

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Alcuni de frammenti lapidei della «navis lapidaria» scoperta al largo della costa ragusana

Al largo della costa ragusana, una «navis lapidaria» carica di pietre e anfore africane

Scoperta a circa 2 chilometri dalla costa dell’antica Kamarina, è frutto di un’iniziativa di ricerca che unisce Università di Udine, Soprintendenza del Mare Siciliana e l’Institute of Nautical Archaeology del Texas

Gaspare Melchiorri

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Nei giorni scorsi è stato individuato e parzialmente analizzato, a circa 2 chilometri dalla costa dell’antica Kamarina (nel comune di Ragusa), un antico relitto romano, una «navis lapidaria» risalente al II secolo d.C.

Kamarina fu fondata agli inizi del VI secolo a.C. (598-597) dai Greci-siracusani, sul promontorio delimitato dai fiumi Ippari a nord e Oanis a sud. Lo scopo dell’insediamento fu quello di creare un presidio lungo la rotta africana e frenare l’espansione verso sud di Gela, che una ventina di anni dopo fonderà Akragas. Divenuta rapidamente un importante centro agricolo e di riferimento per i fiorenti traffici commerciali dell’entroterra ibleo e anche dei Siculi, la colonia entrò presto in conflitto con la città-madre Siracusa, conflitto che durò a lungo. Secoli dopo, il suo porto sotto la Repubblica di Roma visse ancora un periodo di floridezza, ma negli anni dell’Impero perse importanza a vantaggio di quello, poco distante, di Kaukana.

Il ritrovamento è il risultato del Kaukana Project, un’iniziativa di ricerca che vede la stretta collaborazione tra l’Università di Udine, la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e l’Institute of Nautical Archaeology del Texas. Il progetto, avviato sette anni fa su impulso dell’archeologo Sebastiano Tusa (1952-2019), si concentra nell’area costiera tra Kamarina, Kaukana e Ispica, un tempo nodo cruciale per i traffici nel Mediterraneo.

Il relitto ha rivelato un carico significativo per la ricostruzione delle rotte commerciali romane. A bordo sono state rinvenute due colonne semilavorate di marmo numidico, blocchetti di arenaria e marmo grigio, oltre a numerose anfore africane. La presenza del marmo proveniente dall’Africa già a partire dal I secolo a.C. conferma l’importanza degli scambi marittimi con le coste meridionali del Mar Mediterraneo.

L’Università di Udine ha giocato un ruolo cruciale nell’indagine, utilizzando avanzate tecnologie 3D per mappare e studiare il fondale. Attualmente, le ricerche si concentrano sull’analisi dettagliata dello scafo e sul prelievo di campioni per analisi paleobotaniche. Gli studi in corso stanno già facendo emergere nuovi e importanti dettagli sulle fitte rotte commerciali dell’epoca romana. Gli esperti e la comunità archeologica sono in attesa delle prossime fasi di indagine, convinti che le acque di Kamarina possano riservare altre sorprese.

Gaspare Melchiorri, 28 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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Al largo della costa ragusana, una «navis lapidaria» carica di pietre e anfore africane | Gaspare Melchiorri

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