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Gaspare Melchiorri
Leggi i suoi articoliIl restauro delle opere del XV secolo dello scultore fiorentino Benedetto Buglioni (che, insieme al fratello Francesco, realizzò un altare per la Cattedrale di Perugia e, ancora con lui e il nipote Santi, lavorò su più tavole realizzate per la Collegiata di Santa Cristina a Bolsena) saranno al centro, nel pomeriggio di domenica 26 ottobre, a Bolsena (Vt), di un doppio appuntamento che vede collaborare la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale, la Diocesi di Orvieto-Todi, la Parrocchia dei Santi Giorgio e Cristina in Bolsena e l’Associazione «Pietre Vive». E che aprirà le porte, in via straordinaria, a due cantieri.
Quello che interessa la Chiesa del Santissimo Salvatore (esempio in stile neogotico di un edificio di culto eretto nel 1900, situata di fronte alla Rocca Monaldeschi), dalle 15 alle 16.45, e quello in corso alle maioliche del complesso monumentale della Basilica di Santa Cristina, sorta nei pressi della necropoli paleocristiana e sul sepolcro della martire bambina, di cui si ha menzione di culto già nell’VIII secolo, dalle 16 alle 17.30. L’incontro si aprirà con i saluti di padre Miloslav Chrást, parroco e religioso della Congregazione del Santissimo Sacramento, e ospiterà poi l’intervento dei referenti dell’Ufficio Bcc, responsabile del procedimento, e dei funzionari della Soprintendenza.
Saverio Ricci e Yuri Strozzieri coordineranno le visite, insieme ai restauratori Louis Dante Pierelli, per quanto riguarda il fonte battesimale, e Mariano Marziali, per quanto riguarda la statua di Santa Lucia. Il video e il percorso di valorizzazione delle terracotte invetriate è a cura dell’Associazione «Pietre Vive», presieduta da Giovanna Bandinu, coordinatrice dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici e Edilizia di Culto della Diocesi. L’iniziativa «Cantieri Aperti-Incontri in Parrocchia» è realizzata con i fondi 8xMille alla Chiesa Cattolica e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.
«Il tempo del restauro, sottolineano gli organizzatori, non è soltanto un periodo di lavori e di polvere. È un tempo di speranza che prende forma. Dietro ogni lavoro e ogni opera che torna a nuova vita si nasconde una storia di fede, di amore e di cura per la parrocchia. Queste sono le nostre tracce di speranza: la volontà di custodire ciò che abbiamo ricevuto, perché possa continuare a parlare alle generazioni future. Gli incontri in parrocchia che, come in questa occasione, accompagnano il cammino di restauro diventano occasioni preziose per riscoprire il valore della comunità. I nostri sono davvero cantieri aperti: non solo nel senso fisico dei lavori in corso, ma anche nel significato spirituale. Il restauro ci ricorda che anche la comunità è sempre un’opera in costruzione, da rinnovare con pazienza, con fede e con la collaborazione di tutti. Ogni pietra rimessa al suo posto, ogni spazio restituito alla bellezza diventa segno di un popolo che crede, che spera, che costruisce insieme».
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