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La Domus Tiberiana, la residenza imperiale che si estende nel versante settentrionale del colle Palatino a Roma, ora riaperta al pubblico

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La Domus Tiberiana, la residenza imperiale che si estende nel versante settentrionale del colle Palatino a Roma, ora riaperta al pubblico

Alfonsina Russo: «L’archeologia non è solo un mestiere, è una passione»

Già direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, oggi a capo del Dipartimento per la Valorizzazione del Patrimonio culturale, l’archeologa ripercorre la sua lunga carriera, tra soprintendenze e musei e illustra il suo nuovo mandato, in cui ha un posto rilevante la fruizione del patrimonio estesa a tutti i cittadini, anche alle persone con particolari fragilità. 

Giuseppe M. Della Fina

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Dalla direzione del Parco Archeologico del Colosseo, che riunisce i monumenti e i luoghi della romanità più celebri e visitati al mondo, alla testa del Dipartimento per la Valorizzazione del Patrimonio culturale (Diva). Alfonsina Russo, archeologa di lungo corso e dalla comprovata esperienza, ripercorre con noi le tappe della sua vita professionale svolta all’interno del Ministero della Cultura, dove ha occupato ruoli diversi e sempre di responsabilità notevole.

Alfonsina Russo, quando ha avuto inizio il suo percorso da archeologa all’interno del MiC?
La mia attività ha avuto inizio in Basilicata e, dunque, in Magna Grecia. Sono stati anni molto intensi e, quando sono stata nominata soprintendente in Molise, con qualche emozione e rimpianto mi sono allontanata da quella regione. Per me l’archeologia non è stata solo un mestiere, ma una passione, che mi ha sempre accompagnato e che mi ha coinvolto emotivamente nel sentirmi parte delle comunità in cui ho operato e nel percepire tutti, colleghi e interlocutori esterni, come partecipi e al contempo protagonisti di un progetto di grande responsabilità. Il mio successivo incarico è stato di soprintendente per l’Etruria Meridionale, con un ruolo di grande responsabilità nel gestire il più importante Museo etrusco, quello di Villa Giulia, e città etrusche di assoluto rilievo come Tarquinia e Cerveteri. È stata questa un’esperienza straordinaria, che mi ha permesso di entrare in contatto con una società civile particolarmente sensibile ai temi della difesa del patrimonio culturale, supporto fondamentale per l’attività del Ministero. E, dopo una breve esperienza, come soprintendente per il Lazio e l’area metropolitana di Roma, ho assunto l’incarico di direzione del Parco Archeologico del Colosseo.

Che cosa significa dirigere uno dei luoghi simbolo dell’archeologia?
Il mio obiettivo prioritario all’interno del Parco archeologico del Colosseo ha riguardato un’imponente attività di monitoraggio e manutenzione programmata dei monumenti. Analoga attenzione è stata riservata a un programma organico di restauro e di aperture al pubblico, che ha interessato, ad esempio, i sotterranei e l’attico del Colosseo, la Domus Aurea e i principali complessi del Foro Romano e del Palatino (Casa delle Vestali con il Tempio di Vesta, Curia Iulia, Archi di Tito, Settimio Severo e Costantino, Tempio di Venere e Roma, percorso del Palatino meridionale, Basilica di Massenzio, Horrea Piperataria). Contestualmente, al fine di rendere più consapevole la visita, è stata inaugurata all’interno del Colosseo un’esposizione permanente sulla storia del monumento ed è stato riaperto al pubblico, dopo quarant’anni, il Museo del Foro. Anche la cura e la manutenzione del verde hanno rappresentato una delle mie priorità, con il restauro degli Horti Farnesiani, delle fontane e delle Uccelliere Farnesiane sul Palatino. E, nell’ambito del progetto green, il Parco ora produce anche olio, vino e miele. Una particolare attenzione, inoltre, è stata rivolta a potenziare i servizi per il pubblico, con un rinnovato servizio di biglietteria e una membership card istituita per fidelizzare soprattutto i cittadini di Roma. Altrettanto significativa la realizzazione di attività rivolte alle fasce di età più giovani, alle disabilità e fragilità, ad esempio con progetti, quale «Salus per Artem», destinati specificamente ai malati di Parkinson, senza trascurare il pubblico delle periferie nella loro accezione fisica e concettuale. 

Domus Aurea

Qual è stato l’intervento più significativo?
Per la complessità del restauro e della messa in sicurezza, ricordo il progetto che ha riguardato la Domus Tiberiana, la residenza imperiale che si estende nel versante settentrionale del colle Palatino, con le sue grandiose arcate su più livelli apprezzabili dalla valle del Foro Romano, ora riaperta al pubblico con un suggestivo allestimento. Si tratta del palazzo del potere per eccellenza, uno dei monumenti cardine dell’area archeologica centrale di Roma, all’interno del quale pulsava la vita politica dell’Impero e che metteva i cittadini in contatto con l’immagine pubblica della dinastia imperiale. Grazie a questo intervento, peraltro, è stato possibile ripristinare la viabilità antica, che, ora con affascinanti percorsi, collega senza soluzione di continuità, il Foro Romano al Palatino.

Oggi è alla testa del Diva. Di quali aspetti si occupa?
Il Dipartimento si occupa del coordinamento del sistema museale nazionale e del suo adeguamento agli standard internazionali, con una particolare attenzione rivolta a una fruizione estesa a tutti i cittadini, quale diritto riconosciuto dalla stessa Costituzione, e, dunque, anche alle persone con particolari fragilità. Il suo mandato ricomprende la valorizzazione anche economica del patrimonio culturale. 

Si parla di un nuovo progetto sulla presenza etrusca in Italia.  
Si tratta del progetto Experience Etruria ideato nel 2015 e premiato, nello stesso anno, in occasione dell’Esposizione Universale di Milano, e che ora, visto il rinnovato interesse delle comunità locali e del Ministero stesso, s’intende rivitalizzare. Si tratta di un progetto ancora oggi estremamente innovativo, che vuole promuovere un territorio accomunato dalle straordinarie attestazioni della civiltà etrusca, attraverso itinerari culturali, connessi anche alle eccellenze agroalimentari e ai valori paesaggistici del territorio. In estrema sintesi, un’esperienza fortemente attrattiva e che possa lasciare un ricordo indelebile della visita. Già nella fase iniziale al progetto avevano aderito numerosi comuni del Lazio, della Toscana e dell’Umbria, a cui si aggiungeranno a breve realtà territoriali della Campania e dell’Emilia-Romagna, lungo un unico itinerario etrusco che attraversa l’Italia.

Come intende valorizzare il patrimonio archeologico italiano?
Il tema principale, su cui si svilupperà l’azione del Dipartimento riguarda la necessità di consolidare un sistema di relazioni con le Regioni e con gli altri Enti locali, che gestiscono una parte significativa del patrimonio culturale italiano, ma anche con i privati e con gli Enti del terzo settore. L’obiettivo è di definire progetti sinergici di valorizzazione in grado di promuovere e valorizzare siti culturali e territori attualmente marginali rispetto ai principali flussi di turismo culturale. Sarà così possibile da un lato risolvere le problematiche di overtourism che riguardano città d’arte come Roma, Firenze, Venezia e dall’altro favorire una rinnovata attenzione delle comunità locali rispetto alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale attraverso progetti di sviluppo, pienamente compatibili con l’identità dei territori. In questo senso il Dipartimento non solo ha promosso una serie di accordi di valorizzazione con gli Enti locali, ma, attraverso la diffusione delle «Linee guida in materia di partenariato speciale pubblico privato per gli istituti e i luoghi della cultura», ha posto le premesse per il coinvolgimento delle forze produttive della Nazione interessate a contribuire, secondo regole certe, alla gestione del patrimonio culturale secondo rinnovati modelli di governance pienamente condivisa.

Tempio di Venere a Roma

Giuseppe M. Della Fina, 01 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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