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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliArrivare al medio livello della cavea dell’Arena di Verona con l’ascensore, per chi, affetto da disabilità, non abbia potuto mai godere della visione dell’anfiteatro dall’alto. È questo il sogno che il Comune di Verona coltiva, grazie ai finanziamenti stanziati per le Olimpiadi e alle opere gestite dalla Società Infrastrutture Milano Cortina 2026. Simico sta investendo sull’accessibilità nella città in vista delle cerimonie di chiusura dei giochi e di apertura delle Paralimpiadi.
Il sogno non sarà però realizzabile per quel momento, i tempi non lo consentono, come è stato spiegato il 28 maggio nel corso di un sopralluogo congiunto (il sindaco di Verona Damiano Tommasi, il soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo Andrea Rosignoli, i funzionari di Simico, Cecilia Gasdia presidente di Fondazione Arena con gli archeologi e la direttrice del cantiere di scavo Brunella Bruno, funzionaria della Soprintendenza veronese), ma saranno comunque predisposte delle strutture temporanee per rendere accessibile il monumento e per poter apprezzare lo spettacolo delle cerimonie. Allo studio anche un sistema per migliorare in maniera permanente la visione degli spettacoli lirici e i concerti, un nodo che da tempo suscita scontento e proteste da parte delle persone disabili. Come ha sottolineato Rosignoli, «i finanziamenti per i lavori legati all’accessibilità in vista delle prossime Olimpiadi, sono da intendersi anche come legacy, come eredità che rimanga alla città».
Dopo l’identificazione dell’unico arcovolo, il 65, che potrebbe in linea teorica ospitare la struttura dell’ascensore, senza intaccare nessuna struttura dell’anfiteatro e in maniera reversibile, in quanto con un’altezza a due livelli e uno sbarco sulla cosiddetta terrazza dell’”ala”, ovvero ciò che resta dell’anello esterno, è iniziato ancora a fine febbraio scorso lo scavo preliminare. «È questo il primo passo necessario da compiere, come ha spiegato Brunella Bruno, per verificare la fattibilità di un progetto per inserire qui l’ascensore. È emerso, come già accaduto nei vari arcovoli su cui si è lavorato in maniera preliminare ai vari cantieri di adeguamento impiantistico realizzati con Artbonus, molto materiale di grande interesse: i resti di un laboratorio artigianale tardoantico per la lavorazione del vetro, anche di riciclo, con diversi forni in terracotta e frammenti in vetro». A scavo non ancora completato, che potrebbe rivelare altro sotto lo strato in terra battuta (che presenta anche altri segni importanti, come ad esempio i fori provocati, forse, dalle gambe dei tavoli usati per le lavorazioni), i forni dovrebbero essere tra gli elementi da conservare, ma non solo. Una grande e spessa lastra di pietra: elemento forse meno affascinante degli altri rinvenuti, «la lastra potrebbe avere una grande importanza per lo studio delle strutture costruttive dell’Arena», ha spiegato Marco Cofani, funzionario della Soprintendenza. «In corrispondenza di essa, ha continuato, si trovano le strutture poste alla base del progetto costruttivo, come il sistema di canalizzazione delle acque meteoriche». Di certo ai fini della costruzione dell’ascensore si dovrebbe procedere con la scavo a uno strato più profondo di quello in terra battuta che non non ne sosterrebbe il peso. Intanto «i materiali scavati nei vari cantieri di questi ultimi anni, ha concluso Bruno, potrebbero essere convogliati nel progetto museale di cui si vorrebbe arricchire il percorso di visita all’Arena».
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