«Membrane» (2023) di Philippe Parreno

Cortesia dell’artista © Philippe Parreno

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«Membrane» (2023) di Philippe Parreno

Cortesia dell’artista © Philippe Parreno

Alla Fondation Beyeler una collettiva work in progress

Trenta artisti occupano tutti gli spazi (dal bookshop al giardino) dell’istituzione svizzera per un progetto in divenire e itinerante

Dal 19 maggio all’11 agosto la Fondazione Beyler presenta un summer show sperimentale che per la prima volta nei 25 anni di vita dell’istituzione svizzera si estende a inglobare la totalità degli spazi del museo e il parco circostante. Concedendo infatti ai partecipanti massima libertà, il progetto si è esteso anche a spazi non convenzionali come la biglietteria, la green room, il bookshop, il foyer e il giardino d’inverno. 

Nata in collaborazione con la Fondazione Luma, istituita nel 2004 da Maja Hoffmann a Zurigo con l’obiettivo di promuovere e finanziare progetti artistici volti a sensibilizzare su nevralgiche tematiche come ambiente, diritti umani, istruzione e cultura, la mostra è stata ideata all’insegna della coralità e della pluralità dei linguaggi da Sam Keller, Mouna Mekouar, Isabela Mora, Hans Ulrich Obrist, Precious Okoyomon, Philippe Parreno e Tino Sehgal in stretta collaborazione con i 30 artisti internazionali coinvolti, tra cui compaiono Michael Armitage, Anne Boyer, Federico Campagna, Marlene Dumas, Frida Escobedo, Carsten Höller con Adam Haar, Rirkrit Tiravanija, Rachel Rose, Ramdane Touhami e Adrián Villar Rojas, oltre ovviamente a Okoyomon, Parreno e Sehgal.

Finalità del progetto è favorire libertà artistica, scambio interdisciplinare e responsabilità collettiva grazie a un approccio che riconosce, come affermano Parreno e Okoyomon, «le difficoltà e le incertezze implicite nel coinvolgimento di un gruppo composito di artiste e artisti, ma anche il fatto che questa aggregazione è parte integrante del processo creativo». La mostra si configura come «una proposta dinamica, un progetto ontologico che si evolve e riflette la complessità e molteplicità insite nell’incontro di voci artistiche differenti». Concepita come un organismo vivente, la mostra è quindi un work in progress che nei prossimi tre mesi continuerà ad accogliere nuovi apporti creativi, oltre a cambiare periodicamente il proprio titolo. Ognuno dei partecipanti ha peraltro direttamente contribuito alle varie fasi di ideazione, pianificazione, produzione e allestimento. Sehgal, ad esempio, ha ideato elementi espositivi trasformativi che rileggono in modo particolare le opere della collezione permanente. Data la trasversalità degli apporti creativi, che attingono da arte, poesia, architettura, design, musica, ricerca e filosofia, il progetto espositivo offre ai visitatori la possibilità di esplorare il museo sotto una luce differente, anche grazie a un ricco programma di eventi e attività. La tappa di Basilea è la prima di un progetto itinerante che prossimamente interesserà, con vesti sempre diverse, Arles e altre sedi di Luma. 

Elena Franzoia, 17 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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