La top model accanto ad alcuni dei più iconici abiti da lei indossati

Foto: Marco Bahler

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La top model accanto ad alcuni dei più iconici abiti da lei indossati

Foto: Marco Bahler

Naomi Campbell black queen al V&A

A Londra, un’icona tra le icone della moda e della fotografia. Tra i simboli degli anni ’80 e ’90, ora impiega il suo carisma come filantropa e attivista nella difesa delle donne e delle sue colleghe nere

Capricciosa, carismatica e splendida, celebre per l’inconfondibile falcata con cui fendeva le passerelle di tutto il mondo, Naomi Campbell è stata una delle cinque supermodelle (con Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Christy Turlington e Cindy Crawford) che hanno trasformato in culto di massa, identificandolo con la loro impareggiabile allure, il sistema moda degli anni Ottanta e Novanta. Alla quarantennale carriera della «Venere nera», di origine giamaicana ma nata nel 1970 nella periferia meridionale di Londra, il Victoria and Albert Museum dedica, dal 22 giugno al 6 aprile 2025, la mostra «Naomi. In Fashion»

«La straordinaria carriera di Naomi Campbell si interseca con il meglio dell’alta moda. È conosciuta in tutto il mondo come top model, attivista, filantropa e collaboratrice creativa, tanto da essere divenuta una delle più prolifiche e influenti figure della cultura contemporanea», afferma la curatrice Sonnet Stanfill, che in stretta collaborazione con Campbell ha ideato un progetto espositivo strutturato in otto sezioni

 

Naomi Campbell durante il suo primo incarico all’estero, a New Orleans nel 1986. © Martin Brading

Le prime due, «Diventare Naomi» e «Supermodel», ricostruiscono la fulminante ascesa della ragazzina 15enne di umili origini, figlia di una ballerina da cui ha appreso l’amore per la danza e il concetto di costante allenamento e duro lavoro, che già nel 1987 sfilava per Saint Laurent. Alla collaborazione con lo stilista francese appartengono un abito da sera rosa e le prime copertine sulle riviste di moda, tra cui quella celeberrima per «Vogue Paris» dell’agosto 1988, la prima a immortalare una modella di colore. La sezione «Supermodel» accoglie invece, tra le curiosità, le scarpe-feticcio blu di Vivienne Westwood dalle altissime zeppe da cui Naomi cadde in passerella nel 1993. «Azzedine Alaïa», «New York», «The Spotlight» ed «Exemplar» esplorano la trionfale entrata di Naomi nell’empireo della moda e del jet set internazionali, grazie alle collaborazioni con stilisti come Alaïa, Versace, Dolce&Gabbana, Jean Paul Gaultier e Marc Jacobs e a una capacità praticamente unica di portare apparentemente senza sforzo outfit quasi impossibili. «Alchemy» e «Archetype» indagano infine il talento della modella nell’interpretare e creare immagini uniche, divenute nel tempo intramontabili icone, grazie alla collaborazione con fotografi come Steven Meisel, Peter Lindbergh e David Bailey. La mostra non si limita però a proporre un centinaio di outfit e accessori, oltre a foto e video, ma insiste anche sulla presenza tuttora influente di Campbell nel mondo della moda, soprattutto grazie a un’inesausta attività di talent scouting a livello globale, e all’impegno sociale, nato durante l’adolescenza dall’incontro con Nelson Mandela e poi concretizzatosi nella lotta per la parità dei diritti delle donne e delle modelle nere.

Le scarpe-feticcio blu di Vivienne Westwood con le zeppe alte 30,5 cm da cui Naomi cadde in passerella nel 1993. Cortesia di Vivienne Westwood. Foto: Victoria and Albert Museum, Londra

Elena Franzoia, 20 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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Naomi Campbell black queen al V&A | Elena Franzoia

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