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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliMia moglie ed io vogliamo esprimere la nostra profonda delusione e rammarico nell'aver riscontrato come è stata organizzata la mostra «Da Tutankamon a Van Gogh» presso la Basilica Palladiana di Vicenza.
Siamo da anni abituali visitatori di mostre sia a Roma, ove risiediamo, che in tutte le maggiori città italiane (ad es. solo per citare le ultime di quest'anno: «Da Giotto a Gentile» a Fabriano, Picasso a Firenze, Chagall e Van Gogh a Milano, Miró a Mantova, «Da Cimabue a Morandi» ed Escher a Bologna) oltre alle innumerevoli grandi e piccole mostre a Roma, a pagamento e gratuite.
Appena entrati nella Basilica Palladiana abbiamo fatto i biglietti, ma nessuno ci ha interpellato in merito alle audioguide, non adiacenti alla biglietteria dei non prenotati, per cui in quel momento non ci abbiamo neanche pensato perché subito convogliati, quasi di peso, verso il guardaroba dove ci sono state letteralmente sequestrati borse, borselli e addirittura la mia inseparabile bottiglietta d'acqua in plastica da mezzo litro, di cui ho assolutamente bisogno per motivi di salute essendo invalido, diabetico e cardiopatico. A nulla sono servite le mie preghiere. L'unica possibilità proposta è stata di consegnarla all'ingresso della mostra e di tornare a bere un sorso ogni volta che avevo sete. Io però ho bisogno di bere in continuazione e allora per il gran nervoso ho lasciato lì la mia acqua perché mi sembrava assurdo dover ritornare 30 volte indietro all'ingresso. Se non fosse che avevamo fatto quasi 500 kilometri per andare da Roma a Vicenza (più i costi dell'albergo e per mangiare ecc.) avremmo mandato a quel paese gli organizzatori della mostra e ci avremmo rinunciato.
Ho scelto di proseguire senza la mia acqua ma poi, una volta all'interno, e senza audioguide, abbiamo entrambi riscontrato a malincuore che il curatore della mostra (o chi per esso) aveva predisposto tutte le numerose didascalie delle opere in modo per noi difficilmente leggibile (siamo ultrasessantenni) poiché scritte quasi con il medesimo colore dello sfondo. Ancora fortemente infastiditi per lo «spogliarello» a cui eravamo stati sottoposti al guardaroba, abbiamo rinunciato alla faticosa e deconcentrante lettura. Se poi questo poco intelligente artifizio è stato utilizzato per «forzare» la vendita del catalogo della mostra, va da sé che non ci siamo fatti influenzare. Molto probabilmente nei prossimi anni ci capiterà di acquistare il catalogo per pochi spiccioli su qualche bancarella e allora forse potremo avere finalmente l'opportunità di apprezzare maggiormente le opere esposte in questa occasione e di cui cercheremo di serbare il ricordo. E non ci vengano a raccontare che fanno tutto ciò per la «sicurezza» perché noi non siamo stati neanche «perquisiti» e i recenti fatti di cronaca accaduti al Tribunale di Milano hanno dimostrato che la «sicurezza» si ottiene con la qualità dei controlli e non sequestrando una bottiglietta d'acqua di plastica.
Abbiamo poi utilizzato il tempo, non sprecato a tentare di leggere le improbabili didascalie, andando almeno a prenderci un bel caffè sulla splendida terrazza affacciata sulle meravigliose piazze dei Signori e delle Erbe scambiando due battute con i simpaticissimi inservienti del bar che hanno dimostrato di avere più semplicità eautenticità rispetto agli organizzatori, presuntuosi e non rispettosi delle più elementari esigenze dei visitatori. In caso di nuove importanti mostre che verranno allestite a Vicenza ci guarderemo bene dal fare nuovamente 500 kilometri e sostenere tutti i costi di tale trasferta se l'organizzazione e la curatela saranno le medesime.
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