Solitamente il nostro cervello combina le informazioni provenienti da entrambi gli occhi per creare una percezione tridimensionale. Tuttavia, quando le due immagini percepite dagli occhi sono troppo diverse per essere integrate, il cervello opta per l’immagine di un occhio e ignora quella dell’altro: non riuscendo a conciliare simultaneamente le due visioni, ogni pochi secondi la percezione oscilla tra le due diverse immagini, creando quella che in termini tecnici viene chiamata «rivalità retinica».
Questo effetto ottico è alla base di «Retinal Rivalry» (2024), il nuovo video stereoscopico dell’artista francese Cyprien Gaillard visibile alle Ogr Torino fino al 2 febbraio. Il progetto, a cura di Samuele Piazza, prosegue la ricerca iniziata dall’artista con il film 3D «Nightlife» (2015), espandendo ulteriormente le possibilità del mezzo tridimensionale e abbandonando ogni intento narrativo per concentrarsi sulla pura esperienza visiva. In «Retinal Rivalry» Gaillard sfrutta il mezzo stereoscopico per creare effetti scultorei immersivi in cui le immagini sembrano uscire dallo schermo, sfidando i limiti fisici della visione.
Il film si concentra sull’ambiente architettonico tedesco, con riprese che spaziano dalle rovine romane trovate in un parcheggio degli anni Settanta sotto la cattedrale di Colonia a un Burger King situato in un’ex sottostazione elettrica di Norimberga, sede di raduni nazisti. Questi luoghi, eterogenei nello spazio e nel tempo, si uniscono in una narrazione visiva frammentata ma coerente. La decisione di Gaillard di lasciare pieno dominio alla dimensione visiva apre lo spazio a interpretazioni personali e meditative, invitando lo spettatore a riflettere su ciò che viene reso visibile o invisibile nel mondo contemporaneo. La colonna sonora è un elemento fondamentale dell’opera ed è stata composta dallo stesso Gaillard a partire da fonti disparate, tra cui musica sudanese trovata negli archivi dell’Unesco e il suono di un organo registrato nelle strade di Weimar, in una fusione di elementi acustici che contribuisce ulteriormente alla destabilizzazione della percezione, arrivando a creare effetti ipnotici. L’artista dimostra come il cinema stereoscopico possa essere utilizzato per creare esperienze spaziali che vadano oltre il mero intrattenimento visivo, ponendo lo spettatore in una condizione di continua rinegoziazione percettiva in cui la frammentazione della visione va a coincidere con l’impossibilità di assimilare la Storia a un’unica immagine coerente.