«Presa di coscienza sulla natura» (1960-2000) di Mario Giacomelli (particolare)

Cortesia Collezione Massimo Prelz Oltramonti. © Eredi Mario Giacomelli

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«Presa di coscienza sulla natura» (1960-2000) di Mario Giacomelli (particolare)

Cortesia Collezione Massimo Prelz Oltramonti. © Eredi Mario Giacomelli

Alle Ogr la Terra vista dall’alto

Il concetto di «prospettiva verticale», per affrontare «l’abbandono di un paradigma stabile di orientamento» e per descrivere ciò che può essere visto attraverso una selezione di artisti tra cui Mario Giacomelli

La prima immagine satellitare risale al 1959, fu realizzata dal satellite Explorer 6. Mostrava l’Oceano Pacifico. Un quadro informale. Una di quelle visioni iconiche che segnano un prima e un dopo e che ha contribuito a modificare la percezione della Terra e dell’umanità, il cui punto di vista nei millenni è passato dall’essere unicamente orizzontale alla possibilità della vista verticale. Prima che aerei, oggetti volanti nello spazio di varia natura e droni, ormai alla portata di tutti, lo sguardo dall’alto era qualcosa di immaginifico, un desiderio e un sogno, che si poteva ipotizzare calandosi nel corpo di volatili e dei. O volando sui primi velivoli, che permettevano vertigini di visioni e l’emozione galvanizzante che ben ci hanno raccontato le fotografie scattate dalla mongolfiera di Nadar, le prime aeree della storia, e poi l’aeropittura futurista. 

Da allora il mondo è diventato sempre più verticale, ma di fianco alla meraviglia si è sviluppato parallelamente la dinamica del controllo. Dall’alto, oltre agli dei, l’umanità, anche grazie a figure visionarie come George Orwell e il suo personaggio del Grande Fratello nel romanzo 1984, ha scoperto di essere osservata, studiata, manipolata da sistemi di potere visibili e invisibili. 

Nel 2011, l’artista e scrittrice Hito Steyerl ha dato un nome a tutto ciò con il concetto di «prospettiva verticale», per affrontare «l’abbandono di un paradigma stabile di orientamento» e per descrivere ciò che può essere visto, a tutti gli effetti, come l’emergere di un nuovo regime scopico. Questo il tema che anima la mostra «A View From Above», a cura di Domenico Quaranta, Salvatore Vitale con Samuele Piazza, che si inaugura il 2 maggio alle Ogr Torino. Tra gli artisti invitati Mario Giacomelli, tra i più importanti esponenti italiani della fotografia del XX secolo. 

Il curdo-iracheno Hiwa K., con la sua critica attiva al sistema educativo tradizionale, alla professionalizzazione dell’arte e al mito dell’artista individuale attraverso lavori connotati da una dimensione collettiva e partecipativa. Evan Roth, statunitense, che utilizza la rete come piattaforma per la libera circolazione delle informazioni e la condivisione delle opere d’arte create in formato digitale. Tomas van Houtryve, fotoreporter e artista belga che racconta le rotte dei giovani migranti, un mondo di rivoluzionari, spie, oppositori politici e semplici lavoratori in Paesi come la Cina, la Corea del Nord, il Laos, il Nepal e il Vietnam, dove ancora sopravvivono regimi comunisti. Tabita Rezaire, artista, guaritrice e insegnante di yoga che vive nella Guyana francese e lavora attivando pratiche trasversali, sul senso profondo di connessione che anima la vita e l’arte. «Adottando la prospettiva verticale come punto di vista principale, la mostra esplora il modo in cui il nostro sguardo sul paesaggio mediato dall’obiettivo fotografico sia cambiato negli ultimi decenni, e come questo spostamento di regimi scopici abbia influenzato il modo in cui controlliamo, progettiamo e modelliamo l’ambiente in cui viviamo», scrivono i curatori.

Olga Gambari, 30 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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Alle Ogr la Terra vista dall’alto | Olga Gambari

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