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Cecilia Paccagnella
Leggi i suoi articoliL’Obama Presidential Center di Chicago, in memoria della presidenza di Barack Obama, si prepara a diventare un punto di riferimento culturale e civico senza precedenti. Progettato dello studio Tod Williams Billie Tsien Architects, il complesso di edifici è attivo dal 2021, ma il nucleo principale, una torre angolare rivestita di granito che ospiterà l’Obama Presidential Museum, sarà inaugurato nel 2026. A distanza di pochi mesi, la Obama Foundation ha annunciato dieci nuove commissioni artistiche (ulteriori saranno comunicate prima dell’apertura), che andranno ad arricchire l’ambizioso programma del campus nella zona sud della città.
I nuovi artisti selezionati, Nick Cave, Nekisha Durrett, Jenny Holzer, Jules Julien, Idris Khan, Aliza Nisenbaum, Jack Pierson, Alison Saar, Kiki Smith e Marie Watt, si aggiungono al roster di nomi già confermati come Spencer Finch, Maya Lin, Richard Hunt, Julie Mehretu e Lindsay Adams, per comporre un mosaico di oltre 25 opere site specific permanenti distribuite tra museo, biblioteca pubblica, giardini, spazi sportivi e aree comunitarie, su un’estensione di circa 8 ettari.
«Siamo consapevoli dell’importanza di trovare un equilibrio tra figure affermate e di spicco, artisti emergenti e artisti che hanno un legame diretto con Chicago attraverso la loro esperienza di vita e il loro percorso», ha spiegato Louise Bernard, direttrice fondatrice del museo. La selezione è l’esito di una curatela attenta alla diversità di genere, etnia, linguaggi e prospettive, con un obiettivo chiaro: costruire un paesaggio culturale che rifletta la complessità dell’identità americana e il significato profondo dell’impegno civico.
Tra le opere preannunciate, una grande scultura, «Hope», di Pierson nel padiglione d’ingresso; la collaborazione tra Nick Cave e Marie Watt, «This Land, Share Sky», un’installazione tessile sospesa nella hall; e «Hem of Heaven» di Nekisha Durrett, un omaggio scultoreo all’attivista Harriet Tubman (Usa, 1822-1913) composto da migliaia di piastrelle in ceramica. Jenny Holzer proporrà un’opera basata sui documenti dell’Fbi relativi ai militanti per i diritti civili Freedom Riders, mentre Jules Julien realizzerà un murale dedicato all’azione democratica collettiva. Nella Sky Room del museo, spazio contemplativo con vista panoramica sulla città, Idris Khan installerà «Sky of Hope», un’opera testuale ispirata al discorso di Obama del 2015 a Selma. Nella biblioteca, invece, un murale di Nisenbaum raffigurerà gli incontri della comunità. Una figura in bronzo che solleva una fiamma dorata di Saar sarà infine collocata nella Women’s Garde con il nome «Torch Song», mentre «Receive» di Smith troverà spazio nella Hope&Change Lobby.
Un anno fa era stata svelata l’installazione di Julie Mehretu, «Uprising of the Sun»: una monumentale vetrata dipinta sulla facciata nord della torre (alta 25 metri e larga 7,6), realizzata in collaborazione con il Franz Mayer Studio di Monaco, ispirata al movimento per i diritti civili negli Stati Uniti, anch’essa in accordo con un brano del discorso tenuto da Obama a Selma.
«Ogni commissione è una meditazione sulla vita civica, ha sottolineato Bernard. Queste opere parlano di resilienza, memoria, identità e speranza. Insieme creano un ambiente che riflette il nostro passato, anima il presente e indica il futuro».
Anche l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama e la moglie Michelle Obama sono stati coinvolti nel processo curatoriale. «Avevano domande, intuizioni e idee su ciascun artista, ha raccontato la curatrice Virginia Shore, già a capo di Art in Embassies. Tutto al Centro è concepito con intenzionalità, per far sentire ogni visitatore accolto e parte attiva del racconto americano».
Come ha ricordato Valerie Jarrett, ceo della Fondazione, «l’arte ha il potere di riflettere chi siamo e di plasmare chi aspiriamo a diventare. Il presidente e la signora Obama hanno sempre creduto nella capacità degli artisti di aiutarci a vedere la nostra comune umanità e a immaginare un futuro più giusto. Queste opere straordinarie lasceranno senza dubbio nelle persone la speranza nella propria capacità di realizzare il cambiamento che desiderano vedere nel mondo».
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